"Piange il cuore, ma è giusto fermarsi ora"

Il mondo del calcio dilettanti costretto allo stop per un mese. Il parere degli allenatori tra amarezza, realismo e qualche critica

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Come vivono lo stop forzato le nostre squadre? Come si affronta un periodo di blocco (previsto fino al 24 novembre) che arriva nel pieno della stagione? I problemi per le società spoirtive sono molti a partire da quelli economici. Ma non solo, perché il calcio è anche socialità ed equilibrio psicofisico degli atleti e degli appasionati. Poi, è chiaro, ci sono le conseguenze pratiche, come tutta la microeconomia che si muove intorno alle società, dal bar dello stadio ai negozi di articoli sportivi. Dunque, dopo appena due partite disputate, per quanto riguarda i campionati dall’Eccellenza alla Categoria, è arrivato lo stop. Un decreto, seppur inevitabile visto il protrarsi dei soggetti positivi al Covid, che va ad intaccare programmi sportivi e non solo. Siamo andati a sentire alcuni degli addetti ai lavori delle società calcistiche livornesi di Eccellenza e Promozione, per capire come si vive il momento non soltanto legato all’atto pratico del calcio, ma anche perché si tratta di uno sport socialmente utile alla comunità.

"Viviamo la situazione con le mani legate – spiega Nicola Sena, tecnico dell’Armando Picchi Livorno -. Ci sono delle situazioni che vanno al di là del calcio, speriamo di tornare presto a parlare di campo. Come ho detto ieri ai ragazzi, cerchiamo di allenarsi individualmente in modo da farsi trovare pronti per un’eventuale ripartenza. Ma in questo momento i problemi non riguardano noi, ma chi deve fronteggiare chiusure di bar, ristoranti e altre categorie". Per il Castiglioncello, è intervenuto il direttore sportivo Marco Taffi. La società azzurra, militante in Promozione, vanta un florido e preparato settore giovanile. "A livello sportivo la decisione del presidente del sodalizio – commenta Marco Taffi -, antecedeva il decreto ed in quanto società, visto l’ingente aumento dei casi anche nel nostro territorio avevamo già preso la decisione di stoppare qualsiasi attività. Ogni allenatore ha inviato alla sua squadra un programma di allenamento. C’è dispiacere, ma c’è anche soddisfazione perché tanti genitori e ragazzi ci chiedono di poter continuare con qualche tipo di attività, non possiamo farlo ma questo fa capire che abbiamo trasmesso qualcosa di importante. Ad ogni modo giusto fermarsi, la situazione è molto pericolosa".

Il suo Cecina aveva collezionato 6 punti in due partite e stava viaggiando a gonfie vele, così il tecnico dei rossoblù Sebastiano Miano commenta la situazione. "Situazione surreale, noi vorremmo giocare ed allenarci – afferma Miano -, ma in questo momento è giusto fermare tutto. C’è anche da dire che non arrivano chiari messaggi". E proprio sulle mancate comunicazioni si sofferma l’allenatore del Venturina Diego Verdiani. "C’è molta confusione, mancano chiarezza e linee guida da parte della Federazione – dice Verdiani -. Viviamo alla giornata, andiamo avanti ma senza conferme e questo è quello che più fa discutere. Speriamo che a fine novembre si possa ripartire, anche perché non c’è una prova scientifica che sia il calcio dilettantistico veicolo del virus". Il mister del Colli Marittimi, Riccardo Venturi, pur confermando che potrebbero esserci state polemiche, afferma come se fosse saltata completamente la stagione, ancor prima che partisse, sarebbe stata una soluzione accettabile. "Partire per poi fermarsi non è affatto semplice – afferma Venturi -. Sarebbe stato triste non ripartire, ma forse la soluzione più giusta. Ad ogni modo, secondo me riprenderemo a giocare dopo le festività natalizie". Manuel Madau allenatore dell’Atletico Piombino: "Aspettiamo decisioni, giorno per giorno. Normale che venisse chiuso tutto, scelta giusta. S’era al campo ieri, un programma per tre settimane per i ragazzi. Il calcio? Purtroppo in questo momento ci sono cose più importanti".

Lorenzo Muffato

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