Dai ristoratori livornesi a Cuba pizza e pasta gratis: "Grazie per i medici in Italia"

"E' il nostro modo di dire grazie. Ci hanno fornito una lista di 29 persone che hanno difficoltà a muoversi e noi portiamo loro un pasto caldo"

Medici cubani atterrati a Malpensa per aiutare contro il Covid

Medici cubani atterrati a Malpensa per aiutare contro il Covid

L'Avana (Cuba), 1 aprile 2020 - Da tre giorni i due proprietari italiani del ristorante 'Bella Ciao' all'Avana, Aldo Amadori e Saverio Grisell, offrono pizze e spaghetti gratis per trenta persone, anziani o bisognosi che vivono nel quartiere di Buena Vista, nel comune di Playa, vicino alla pizzeria.

«Questo è il nostro modo di ringraziare Cuba e i cubani che hanno inviato in Italia la Brigata Medica Henry Revee per combattere il coronavirus», spiega all'Ansa Aldo Amadori. Aldo e Saverio vivono lì da 20 anni. Sono arrivati da Livorno per avviare la prima joint venture gastronomica cubano-italiana sull'isola e nel 2013, dopo un decennio nel Paese, hanno deciso che era tempo di aprire un ristorante dedicato più a chi vive nella città. Così è nata sette anni fa la pizzeria 'Bella Ciao'.

«Con le restrizioni il lavoro si è ridotto ma abbiamo deciso di tenere aperto solo per l'asporto per quei pochi stranieri che sono rimasti o vivono qui per i quali siamo un punto di riferimento», racconta Saverio. «Quando abbiamo visto che una delle brigate mediche specializzate nel trattare emergenze in tutto il mondo è partita per l'Italia, abbiamo deciso di andare al Comités de Defensa de la Revolucion a chiedere una lista di persone che avevano bisogno di un sostegno: anziani, persone con difficoltà a muoversi, eccetera. Ci hanno fornito una lista di 29 persone alle quali ogni giorno portiamo un pasto caldo».

«Cuba ha inviato medici in Italia per aiutarci e quel poco che possiamo fare ora è rispondere con le risorse che abbiamo», conferma Aldo. «I clienti che vengono in questi giorni ordinano dall'auto o aspettano ad uno dei tavoli all'ingresso, dopo essersi lavati le mani con l'ipoclorito. Dei 30 lavoratori assunti, ne rimangono pochissimi. Ci sono una cameriera che prende gli ordini e due cuochi per preparare i pasti. In questo momento commercialmente stiamo perdendo, ma rimaniamo aperti per fornire un servizio. Ci sono persone che non possono spostarsi da casa. Le persone anziane - spiega ancora Aldo - sono le più colpite e sono maggiormente a rischio se escono per comprare cibo. In questo modo non devono andare al negozio, e così riduciamo il rischio per loro e per tutti. Vogliamo essere di esempio per gli altri ristoratori, italiani e non, affinché oltre a tenere aperta l'attività diano una mano a chi ne ha bisogno».

Poi un messaggio ai medici cubani che sono andati in Lombardia: «Quando questo incubo sarà finito, saremo lieti di averli qui seduti ai nostri tavoli a mangiare pizze o le nostre paste. Vi aspettiamo presto!».