"Poste, filiali chiuse: manca il personale"

La denuncia dei sindacato Slc Cgil: "Portalettere e addetti agli sportelli sotto organico. Innalzeremo la mobilitazione se necessario"

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"Dal 14 marzo i dipendenti di Poste Italiane iscritti al sindacato Slc Cgil stanno attuando lo sciopero delle prestazioni aggiuntive, ovvero si stanno astenendo dallo straordinario sia che si tratti di personale addetto agli sportelli, sia che si tratti di portalettere. Questo perché Poste Italiane deve coprire i vuoti in organico e deve stabilizzare a tempo indeterminato i lavoratori precari che impiega invece solo per tre mesi, per poi reclutarne altri sempre alle stesse condizioni. Se sarà necessario innalzeremo l’asticella della mobilitazione con l’astensione totale dal lavoro di tutto il persone di Poste Italiane". Ad intervenire è Graziano Benedetti segretario generale per la provincia di Livorno del sindacato Slc Cgil, affiancato da Tamara Garbuglia, segretario organizzativo Slc Cgil della provincia di Livorno. "Poste ha annunciato 105 assunzioni in tutta la Toscana entro il 2022, ma è del tutto insufficiente. - contestano Benedetti e Garbuglia - Basti pensare che nel territorio livornese mancano almen 10 addetti agli sportelli e Poste offre solo 3 assunzioni. Dopo le chiusura di alcune filiali per la pandemia, adesso che Poste annuncia il ritorno alla normalità con la fine della stato d’emergenza scattata il 31 marzo, alcuni sportelli non riapriranno per penuria di addetti".

Non va meglio tra i portalettere perché "ne mancano 24. - proseguono Benedetti e Garbuglia - Questo significa che ci sono nel territorio nella provincia di Livorno aree scoperte dal servizio di recapito della corrispondenza sulle quali Poste utilizza personale precario, costretto a fare lo straordinario che non gli viene nemmeno retribuito. Questi precari rappresentano il 21,6% della forza lavoro impiegata nelle consegne in tutta la provincia di Livorno".

Stando infine agli ultimi dati più aggiornati (24 febbraio 2022), solo nella provincia di Livorno dal 2010 al 2021 in tutte le categorie lavorative di Poste Italiane si sono persi 222 posti. "Sarebbe facile colmare questa lacuna - concludono Benedetti e Garbuglia - se Poste pescasse dalla graduatoria dei precari per assumere personale a tempo indeterminato. Invece preferisce servirsi di precari che poi, dopo tre mesi manda a casa per non doverli stabilizzare. Ma c’è un altro settore in sofferenza: quello dei servizi finanziari e commerciale dove gli addetti subiscono forti pressioni dall’azienda perché vuole incrementare il fatturato, che è cresciuto anche nel 2021 e i primi mesi del 2022. Parte di questi introiti devono essere destinati alle assunzioni".

Monica Dolciotti