Prete aggredito da un gruppo di ragazzi

Nonostante la brutta esperienza , don Gregorio non si arrende. "I mio posto è in strada con i giovani, specie se sono in difficoltà"

Indaga la squadra mobile di Livorno sull’aggressione subita domenica sera dopo le 22 dal vice parroco don Gregorio davanti alla chiesa Santissima Annunziata dei Greci in via Olanda a Scopaia, uno dei quartieri della periferia est (con La Leccia) dove più di frequente si verificano episodi legati alla marginalità. Non è un mistero che in questi rioni disseminati di grandi stabili di edilizia popolare, molti dei quali pur relativamente recenti sono già fatiscenti, si annidi un forte disagio sociale specie tra le generazioni più giovani. Ed qui che padre Gregorio cerca di portare avanti il suo ministero di ‘prete di strada’, così lo definiscono tutti da queste parti. Gli ultimi e in particolari "i giovani che nessuno vuole avvicinare - ci spiega - sono l’obiettivo della mia missione". Un compito non facile specie se chi viene avvicinato non vuole ascoltare le parole di questo sacerdote di 43 anni, originario della Polonia, arrivato a Santissima Annunziata dei Greci un anno e mezzo fa lasciando la parrocchia di Stagno. La sua investitura è del 2008. Sui fatti di domenica sera, per i quali ieri padre Gregorio ha sporto denuncia in Questura, il suo racconto lascia senza parole. "Domenica sera dopo le 21 sono stato chiamato al telefono dal parroco don Raffaello perché c’erano dei ragazzi che stazionavano sotto il portico dietro la parrocchia e avevano chiesto di me. Sono soliti ritrovarsi li, è diventato un punto di incontro abituale. - ci ha riferito padre Gregorio - Mi ci è voluto qualche munito per arrivare così quando sono giunto in via Olanda il gruppetto di adolescenti non c’era più. Si stavano avvicinando le 22 l’ora in cui scatta il coprifuoco per l’emergenza covid. Al loro posto in un punto non illuminato intorno alla parrocchia c’erano invece dei giovani credo più grandi. Mi sono rivolto a loro per parlare. Non ho riconosciuto tra di loro volti a me noti. Poi dopo un po’ ho fatto notare che era tardi perché erano passate le 22 per cui sarebbe stato meglio fossero tornati a casa. Qualcuno di loro ha risposto in modo sgarbato al mio invito. I toni si sono mano a mano alzati e si sono avvicinati altri giovani così il gruppo si è allargato. Dopodiché è scatta l’aggressione: prima mi hanno colpito a pugni sul viso, poi la gragnuola di legnate". Richiamate dalle grida sono accorse sul posto alcune persone. Questo intervento ha indotto il ‘branco’ a disperdersi. "Grazie alle persone arrivate in mio aiuto sono riuscito ad allontanarmi e ho suonato il campanello di don Raffaello che era a casa. Mi ha aperto e mi ha fatto entrare. Mi ha mediato e ha chimato polizia e 118. Sono arrivate due volanti e l’ambulanza con la quale sono stato trasportato al pronto soccorso". Nonostante la brutta esperienza, don Gregorio resta convinto che "il mio posto è in strada con i ragazzi, specie quelli che vivono con più difficoltà e hanno bisogno di maggiore aiuto e molti non li accettano. Occorre andare loro incontro". Però ha precisato: "Sia chiaro che la violenza non porta e nulla". Don Gregorio ha concluso: "Non mi stancherò mai di credere nei giovani perché sono il nostro futuro e anche quelli con maggiori difficoltà possono esprimere qualcosa di buono se si parla con loro e ci si avvicina a loro sapendoli ascoltare". Quando gli abbiamo chiesto se si senta solo in questo impegno così difficile ha risposto senza esitazione: "Non è così. Alle spalle ho chi mi incoraggia e mi dà forza". " Nonostante tutte le restrizioni covid il contatto è rimasto con i ragazzi più piccoli e anche con quelli i più grandi con i quali sono riuscito a instaurare un dialogo".

Monica Dolciotti

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