L’accesso al reparto dell’ospedale di Piombino non era controllato. I testimoni, ieri in aula in Corte d’Appello a Firenze, hanno spiegato che dei due ingressi solo uno era sottoposto all’apertura tramite badge, l’altra porta era accessibile liberamente. In più c’era anche una porta di servizio, anche questa senza controllo. "Viene a cadere – spiega l’avvocato Vinicio Nardo – la cosiddetta ’costante Bonino’, vale a dire che non è dimostrabile il fatto che in occasione delle morti dei pazienti contestate dall’accusa, ci fosse sempre e solo Fausta Bonino nel reparto. I testimoni hanno chiarito che anche altre persone potevano avere accesso al reparto". Processo Bonino: ieri a Firenze in Corte d’Appello sono state sentite le testimonianze di medici e infermieri per accertare se l’accesso al reparto fosse possibile anche per altre persone. "Lo testimonianze, sono fondamentali per chiarire un punto – spiega l’avvocato Nardo – e cioè se il reparto dove operava Fausta Bonino aveva ingressi controllati oppure no e se le porte erano aperte o chiuse. Siccome si tratta di un processo indiziario nel quale è importante la concatenazione logica dei fatti, noi vogliamo capire se durante i turni di Fausta Bonino altre persone potessero entrare nel reparto. Uno dei cardini dell’accusa è che nei casi di decesso dei pazienti era di turno Fausta Bonino. Ma se anche altre persone potevano entrare nel reparto allora cade la concatenazione logica che lega la Bonino ai decessi, perché la somministrazione sarebbe stata possibile anche da parte di altri soggetti". L’avvocato Vinicio Nardo ha citato quattro testimoni che appartengono al personale sanitario, la caposala Agostini, e poi Filippi, Lunghini e Cordoni. E ieri sono stati ascoltati in aula. I testimoni, spiega Nardo, hanno detto che c’erano più porte accessibili per entare nel reparto. La ’permeabilità del reparto’ era stata messa in luce anche ...
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