"Sbarco dei grandi gruppi per guadagnare sulle Rsa"

La Fondazione Maffi mette in guardia dai rischi sociali dell’operazione "Chiediamo alla Regione di programmare e valutare le nuove strutture"

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"La cura delle persone non può essere gestita come una qualsiasi attività economica, non è l’oro grigio". Franco Falorni, presidente della Fondazione Casa Maffi, insieme al vicepresidente don Antonio Cecconi e il direttore generale Massimo Rapezzi lanciano l’allarme sulla situazione delle Rsa in Toscana alla luce dei piani di una multinazionale franco italiana di dotare la Toscana di 4 mila posti letto in più, a fronte dei circa 13 mila disponibili oggi, di cui 9 mila convenzionati.

"Confidiamo nella capacità della politica e delle istituzioni di governare questo processo con oculatezza – spiega Franco falorni - sappiamo che il prossimo 11 febbraio ci sarà un vertice in Regione per discutere sul futuro delle Rsa". E quando si parla di assistenza alle persone serve molta cautela perché la dignità e la salute fisica e mentale sono elementi fondamentali. "Nel nostro territorio, a Cecina, sono già state già edificate due strutture ciascuna delle quali con 80 posti. Se questo piano fosse portato a compimento si rischierebbe di andare verso una situazione di monopolio, con ricadute gravi, anche di possibile cannibalismo, per tutti gli operatori di questo settore" rileva Falorni. "Siamo felici che la Regione Toscana si occupi delle Rsa – continua il presidente – perché pensiamo che essa non possa esimersi dal suo compito, peraltro ben descritto da documenti quali il Pnrr, la recente Legge finanziaria e la Legge regionale 65 del 2020, in cui si parla espressamente di co-progettazione e di co-programmazione con le realtà operative, tra le quali anche la nostra, caratterizzata da un rapporto profondo e felice con il territorio di appartenenza. Desideriamo sollecitare la politica alla chiarezza, anche alla chiarezza dei numeri, in un dialogo aperto che metta sempre al centro i bisogni dei cittadini e la loro sostenibilità".

In sintesi: non bisogna valutare solo il contenitore (cioè le strutture), ma anche il contenuto (la professionalità e la qualità del servizio). "La nostra fondazione negli ultimi anni – spiegano Falorni e Rapezzi – ha fatto investimenti di oltre 45 milioni di euro per dare valore al sistema socio-sanitario. È un impegno che non vogliamo che vada sprecato. Per tutte queste ragioni, abbiamo pensato, in vista del vertice, di veicolare sui media un annuncio intitolato, “Riflettiamoci: È la nostra storia, è la nostra identità (e speriamo che sia il nostro futuro)”, in cui ci permettiamo di fare alcune domande e di incoraggiare il dialogo e la riflessione". E don Antonio Cecconi chiosa: "Si parla sempre di posti letto in questi programmi di investimento da parte dei grandi gruppi privati, invece si dovrebbe parlare di posti persona, perché tutti coloro che vivono nelle strutture sono prima di tutto persone a cui cerchiamo di offrire una vita attiva, non una vita nel letto di una cameretta".

L.F.

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