Scuola... comanda colore

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Michela

Berti

Ricordo l’emozione di quei giorni, alla fine degli anni ’80. Mentre gli attori aspettavano con ansia la cerimonia degli Oscar, noi delle quinte facevamo scommesse su quali materie sarebbero uscite per la maturità. Questo rituale è durato decenni, poi l’esame è cambiato, è arrivata la terza prova scritta, poi tutte le materie all’orale, e infine la tesina... Poi sono spuntate le buste all’orale, poi no quelle non sono andate più bene e allora è tornato lo scritto... Boh, che confusione. Colpa del Covid, pare. E così quei rituali che rimanevano indelebili nella nostra mente e rendevano le notti insonni hanno lasciato spazio a un gran caos. Per fortuna, però,

la ’vecchia signora’ che è stata attraversata da contestazioni profonde, ricordiamo il ’68, da trasformazioni di sistema come l’autonomia didattica, alla fine è sempre stata lì, un pilastro della nostra società.

A volte il contenitore è un po’ trasandato ma i contenuti sono la memoria del nostro passato, la fotografia del presente e le speranze per

il futuro. ’

Ecco che mi viene da pensare quando mia figlia, 15 anni, mi chiama per dirmi che nel suo istituto gli studenti che hanno le aule al piano terra sono entrati a lezione, quelli del primo e del secondo piano no perchè i bidelli hanno fatto sciopero; mi viene da pensare quando il consiglio di classe vota l’abolizione del grembiule rosa e celeste per omologare tutti con il colore ’blu’ alle elementari. Decisione, tra l’altro, che è stata subito strumentalizzata: da una parte l’associazione Agedo (Genitori di Omosessuali) plaude ’a questo piccolo gesto di grande significato’ e dall’altra la Lega presenta un’interrogazione.

E mi viene anche un po’ da ridere. Sapete perché? Io ho fatto la prima elementare nel ’74 e indovinate: di che colore avevo il grembiule?