Porto di Livorno, sequestrate oltre 126 tonnellate di mangimi per animali

C'era il rischio che il cibo contenesse il morbo della mucca pazza. All'esportatore è stata comminata una sanzione amministrativa. È stata individuata quale autorità competente per gli eventuali seguiti la Ausl di Modena, territorio nel quale ha sede legale l'esportatore

Porto di Livorno

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Livorno, 13 dicembre 2022 - Oltre 126 tonnellate di mangimi sequestrate. L'agenzia delle Dogane ha fatto scattare il sequestro amministrativo di cibo destinato ad animali nel porto di Livorno. I funzionari dell'Agenzia, con il supporto del personale dell’ufficio veterinario adempimenti Toscana - Posto di Ispezione Frontaliera Livorno-Pisa, hanno operato il sequestro mangimi, in esportazione per la Nigeria, per una serie di divieti. Il mangime era riposto dentro cinque container. Si tratta, spiegano le Dogane, di una partita di mangimi dichiarata come “mangime per animali da compagnia” (pet food), contenente il 25% di proteine animali trasformate (Pat) di ruminanti, la cui documentazione generava perplessità e non era ritenuta soddisfacente. Dalla verifica 'fisica’ sono emerse criticità in merito alle etichette poste sui sacchi, che indicavano la dicitura ‘materia prima per la produzione di mangime per animali’, che è una indicazione generica. Inoltre la merce presentava le sue “componenti disaggregate”, non particolarmente “polverulente e fortemente sgrassate, tali da renderle difficilmente utilizzabili direttamente come mangimi per pet food”. 

Tale mangime, per le caratteristiche evidenziate e rilevate all'atto della verifica, avrebbe potuto essere utilizzato dal destinatario come mangime per animali come pesci da acquacoltura o animali da allevamento. I regolamenti di settore vietano l'esportazione di mangimi contenenti Pat di ruminanti, tranne nei casi in cui il mangime sia destinato esclusivamente agli animali da compagnia. 

Il motivo di tale divieto, spiegano ancora le Dogane, è da individuare nel rischio che le Pat di ruminanti potrebbero contenere il morbo della Bse, cosiddetta 'mucca pazza’ e dunque entrare prima nella catena alimentare degli animali da reddito (allevamenti e acquacoltura) e poi nella catena alimentare umana, contagiando così gli esseri umani col morbo della Bse. All'esportatore è stata comminata una sanzione amministrativa. È stata individuata quale autorità competente per gli eventuali seguiti la Ausl di Modena, territorio nel quale ha sede legale l'esportatore.