Shangai, il giallo dell’inseguimento Sparatoria? Non si trovano i bossoli

Le indagini della Questura in via Cestoni. Le dichiarazioni del marocchino al vaglio degli inquirenti

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Allarme e sconcerto per l’inseguimento tra due auto nella serata di domenica sul viale Cestoni, nel quartiere Shangai, alla periferia nord di Livorno. Stanno indagando gli agenti della squadra mobile coordinati da Giuseppe Lodeserto. Dalla Questura fanno sapere che "sono stati già individuati tutti i soggetti coinvolti e si stanno verificando le rispettive responsabilità". Sulle voci di una sparatoria in atto durante l’inseguimento "ad oggi mancano pistola e proiettili" ha precisato la Questura. L’unico ad avere parlato di sparatoria con le forze dell’ordine è stato un marocchino che era su una delle due automobili: sostiene di essere stato avvicinato mentre guidava sul viale Cestoni dalla seconda vettura, con a bordo tre persone di etnia Rom, e di avere sentito i colpi di arma da fuoco. Dopodiché è avvenuto l’inseguimento fino al momento in cui l’auto con i Rom non si è schiantata contro un pilone di cemento.

In ospedale sono finiti due dei tre Rom mentre il terzo si è dileguato. Il marocchino si è fermato e ha chiamato la moglie che a sua volta ha allertato le forze dell’ordine. "Sostiene di avere subito una ritorsione da parte dei tre Rom – riferisce sempre la Questura – per un fatto accaduto in un bar". La sua testimonianza è al vaglio degli agenti della mobile. Sul lunotto posteriore del mezzo guidato dal magrebino, è stato trovato un foro che lui stesso sostiene sia stato provocato da un proiettile. Ma al momento non sono stati trovati nè bossoli, nè proiettili.

Sul viale Cestoni è intervenuto anche il vice questore Francesco Falciola con il personale delle volanti.

È stato un automobilista di passaggio a dare per primo l’allarme domenica sera, quando ha visto l’auto distrutta contro il pilone. In un primo momento ha pensato ad un incidente. Quando ha visto che tra le lamiere c’erano due persone incastrate, ha allertato i vigili del fuoco. Quanto sono arrivati pompieri e forze dell’ordine (chiamate dalla moglie del cittadino marocchino), si è capito che il sinistro era stato la conseguenza del folle inseguimento. Via Cestoni allora è stata chiusa al traffico, presidiata dalla polizia municipale, mentre gli agenti della squadra mobile con la scientifica, i carabinieri, i militari della guardia di finanza passavano al setaccio la zona.

Gli investigatori stanno raccogliendo tutti gli indizi possibili e le immagini delle telecamere di sorveglianza attive in zona. Questo grave episodio è l’ennesimo di una serie che ha costellato questa estate a Livorno.

Tra questi il 22 agosto la morte, ancora da chiarire, del ventinovenne livornese Denny Magina precipitato dal quarto piano di uno stabile di edilizia popolare in via Giordano Bruno 8, nel quartiere Fiorentina sempre alla periferia nord. Il giovane era in un alloggio, forse in compagnia di alcune persone, un altro italiano e due tunisini probabilmente. Forse a questi ultimi doveva una somma di danaro, si dice, per l’acquisto di dosi di droga, e per questo debito potrebbe essere accaduto qualcosa che si potrebbe ricollegare alla sua morte. La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per omicidio. Stanno investigando i carabinieri. Sul corpo del ventinovenne è stata eseguita l’autopsia (a cura del dottor Luigi Papi, del dottor David Forni nominati dalla Procura e del dottor Carlo Volponi nominato dalla famiglia di Denny). Il funerale è stato celebrato a San Pio X a Sorgenti venerdì scorso, nel quartiere dove Denny viveva con i genitori. Sia loro, sia gli amici sono convinti che la sua morte "sia stata provocata da qualcuno, non da un suo gesto volontario". Di qui la mobilitazione di massa per sabato 10 settembre alle 21 quando si terrà l’annunciata manifestazione sotto lo slogan ’Giustizia per Denny’. Il ritrovo sarà ai 4 Mori, dopodiché il corteo percorrerà via Grande fino a piazza della Repubblica.

Monica Dolciotti

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