Siccità, usiamo l’acqua dei depuratori

Non piove da due mesi: in val di Cornia progetti già iniziati e altri in arrivo. Parla l’assessore Mantovani

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Non piove ormai da più di due mesi in val di Cornia e la siccità invernale sta creando grosse preoccupoazioni a tutto il comparto agricolo. In pratica si stanno già irrigando le colture come in piena estate, con il rischio di intaccare le riserve e rimanere a secco proprio nei mesi più difficili. "E’ sempre più strategico recuperare le acque depurate e quelle bianche in agricoltura e per l’irrigazione in generale – rileva l’assessore all’ahricolotura di san Vincenzo Marco Mantovani – nel nostro Comune è stato inaugurato il sistema di riuso di acqua a scopo agricolo e simultaneamente il rinnovamento dell’impianto di depurazione in località Guardamare, a far data dal taglio del nastro il 31 gennaio 2020. La Regione Toscana ha finanziato, nella prima fase di emergenza del 2017 con 100mila euro e successivamente, a fine 2018, con 260mila euro, un progetto pilota sperimentale per utilizzare le acque reflue a scopo agricolo, al fine di ottimizzare il servizio e promuovere la tutela ambientale. Inoltre, per raggiungere maggiore efficienza ed efficacia, Asa ha investito oltre 800mila euro per sostituire i componenti principali, come le pompe ed i diffusori che dovevano garantire migliori prestazioni nei trattamenti dei reflui".

"Per l’effettiva messa in rete Asa – spiega Mantovani – sta considerando opere di collegamento esollevamento per l’uscita di Guardamare che possa arrivare a servire anche fino alla frazione di San Carlo, dove stanno proseguendo i lavori di stesura delle tubazioni mancanti fornite da Asa stessa. Le dorsali prossime al depuratore, dove innestarsi, sono rappresentate da quelle in uscita dai pozzi in uso che proseguono fino all’Aurelia e alle olivete prossime all’impianto stesso. Negli anni passati le utenze sono state fornite a macchia di leopardo, seguendo delle logiche che ancora non sono state chiarite attraverso una mappatura puntuale e precisa dell’esistente, che però è stata richiesta".

"È quasi superfluo ricordare – dice Mantovani – che l’agricoltura utilizza circa i due terzi di tutta la quantità di acqua potabile erogata, che dovrebbe essere almeno in parte sostituita e compensata dal recupero al massimo dei reflui depurati e delle acque bianche. Risparmiare acqua dolce significa anche diminuire l’infiltrazione dell’acqua salmastra nella falda e, conseguentemente, diminuire l’erosione costiera. Tutti fenomeni collegati. La massima richiesta d’acqua irrigua avviene in simultanea con la massima produzione di acque reflue prodotte nei mesi di forte presenza turistica. La messa in bilancio di questi due aspetti potrebbe essere la soluzione".