Cadavere nel sacco a pelo, non fu morte naturale

Dall'autopsia emerge che ad uccidere Simonetta Gaggioli fu un "fattore esterno" su cui gli inquirenti mantengono riserbo. Ipotesi sovradosaggio di farmaci. o avvelenamento.

Simonetta Gaggioli

Simonetta Gaggioli

Livorno, 30 ottobre 2019 - Un decesso che non sarebbe stato, almeno in parte provocato da cause naturali. Nessuna violenza ma sarebbe stato rilevato un fattore esterno che potrebbe aver determinato o contribuito a provocare la morte in una persona già malata. È quanto sarebbe emerso dall'autopsia effettuata sui resti di Simonetta Gaggioli, la donna di 75 anni il cui cadavere, in avanzato stato di decomposizione, fu rinvenuto all'interno di un sacco a pelo lungo una strada a Riotorto (Livorno) il 3 agosto scorso.

Gli inquirenti  mantengono il riserbo su cosa consista questo fattore esterno. Escluse però azioni violente, gli accertamenti autoptici avrebbero evidenziato qualcosa che potrebbe aver contribuito a causare il decesso della donna. Fra le ipotesi più accreditate, l'avvelenamento e il dosaggio di farmaci oltre la soglia del tollerabile per l'anziana donna.

Pe ril caso di Simonetta Gaggioli a suo tempo la procura livornese  aprì un'inchiesta ipotizzando l'occultamento di cadavere, reato al quale si aggiunge ora l'omicidio.

Lunedì scorso sono stati interrogati il figlio e la nuora della 75enne, con cui l'anziana viveva insieme a Riotorto, che la procura ha indagato. «Hanno risposto alle domande, hanno dato chiarimenti, risposte coerenti e esaustive», ha spiegato il loro legale, l'avvocato Francesco Nardini che, in merito all'autopsia aggiunge: «Stiamo esaminando le risultanze dell'esame che è stato depositato ieri, ora aspettiamo la chiusura delle indagini e vediamo che cosa deciderà di fare la procura».