"Sono uscito dal Pd per colpa delle correnti"

Giancarlo Mazzoni si racconta e mostra con orgoglio il simbolo della sezione ’Barontini’ dove ha iniziato a fare politica

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di Michela Berti

"A Livorno può darsi che i 5Stelle siano stati rappresentati male,un movimento nato da poco che si è trovato a gestire una città come Livorno, non credo sia facile. Poi i personaggi potevano essere più o meno bravi. Quindi i problemi a Livorno non nascono con i 5 Stelle". Queste parole non sono di un grillino, ma di Giancarlo Mazzoni storico ’compagno’ livornese protagonista di tante stagioni della politica cittadina.

Mazzoni, scusi, ho capito bene: lei difende i Cinque Stelle?

"Dico che sbaglia la sinistra a dare la colpa a loro dei problemi che ci sono in città. Per onestà bisogna dirlo".

E’ critico nei confronti della sinistra, ha riconsegnato la tessera del Pd?

"Non è esatto. Io non l’ho più presa. Ma non ho ancora capito se ho fatto bene...".

In che senso?

"E’ una spina nel fianco questo dubbio. Non credo però che dentro avrei potuto dare una mano, se avessero pensato così mi avrebbero chiamato. Invece nessuno mi ha cercato"

Ma scusi, se ha questo cruccio, può anche ritornare...

"No".

Perchè?

"Sono venuto via perchè sono state fatte le correnti. Io non sono mai stato per le correnti".

Mazzoni non è una corrente?

"No, Mazzoni non è mai stata una corrente. Chi lo dice ha sofferto, lui, non io. Io sono sempre stato fedele servitore della sinistra che sta con la gente".

Ma le correnti sono l’anima del Pd...

"Non direi. Io sono comunista, mi sono iscritto al Pci di Togliatti nel 1964 e lo spirito era: unità nella diversità, si può stare insieme pensandola in maniera diversa".

Queste parole oggi a chi le rivolge?

"Alla sinistra livornese, perchè può e deve stare insieme. C’è una ricchezza che va ricondotta all’unità. Pensarla in maniera diversa non vuol dire fare una corrente contro".

Secondo lei la paura di perdere le elezioni nel 2024 può essere un collante per le anime della sinistra?

"Non basta. La sinistra livornese è anche un po’ anarcoide. Mettersi insieme è necessario per rispondere a un’eventuale ’invasione anomala’. Ma ci deve essere di più, una progettualità chiara per la città. Il 27% del Pd alle ultime elezioni non basta, il resto va trovato nelle liste civiche, nella sinistra che trova soddisfazione senza chiusura".

Per lei cosa è stato il Partito Comunista?

"Il mio maestro di vita. Un vecchio compagno mi disse una volta ’Nella vita Giancarlo è importante non quello che fai per te ma quello che sei riuscito a fare per gli altri, questo ti darà la dimensione di quello che sei stato. Mario è morto a 94 anni dicendomi che ero una simpatica canaglia (sorride con gli occhi lucidi, ndr). E quando gli chiedevo il voto mi ha sempre dato una mano".

Ha chiesto tante volte il voto per il suo partito?

"Sempre, anche quest’anno. Non mi vergogno. Qualche volta abbiamo bevuto un ponce insieme, altre un bicchiere di vino".

Lei quindi va a cercare i voti per un partito al quale non è più iscritto?

"Ci sono andato fino alle ultime elezioni politiche. Non so fare altro...".

L’intervista è finita ma Giancarlo mi richiama. "Scusi mi sono dimenticato... Italo Calvino è uscito dal partito nel ’56. E’ stato un genio della letteratura. Ma Togliatti è stato colui che ha fatto il Partito Comunista. Quando si fanno le citazioni bisognerebbe sapere di cosa si sta parlando. Almeno a sinistra, ci sia più serietà". A buon intenditor poche parole...