’Stretegie del Re-Incanto’ e recupero delle tradizioni

La ricca tavola rotonda che ha concluso la seconda serata del Festival. Wu Ming: "Siamo immersi in una società che finge che tutto sia prevedibile"

’Strategie del Re-Incanto’ è il tema della tavola rotonda che ieri ha concluso la seconda serata del Festival. Sono stati portati tre punti di vista, tre strategie per re-incantarsi e andare oltre alla realtà sempre più bidimensionale. Insieme a Wu Ming 1, scrittore, Loredana Lipperini, giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica (Rai Radio 3) e Mariano Tomatis, scrittore e illusionista, Marco Belli, scrittore e direttore artistico di Ebf, ha tracciato i percorsi possibili per lasciarsi meravigliare dalla complessità dell’esistenza, fatta di visibile e invisibile, di sensibilità che partono da tradizioni antichissime e dal bisogno di mistero che è parte dell’uomo da sempre. "La necessità di un re-incanto parte da una costatazione – spiega Wu Ming - siamo immersi in una società che finge che tutto sia prevedibile, che classifica, incasella, numera e schematizza ogni aspetto della realtà. Tutto viene definito ’capitale’, anche gli esseri umani. La realtà ne esce appiattita e impoverita tanto da impedirci di vedere i problemi dei nostri tempi, ad esempio la crisi climatica". Il re-incanto per Wu Ming 1 opera attraverso l’interesse per ciò che abbiamo intorno, e lo ha dimostrato ieri sera raccontando la storia del fantasma di Matteotti, prendendo spunto proprio dalla piazza dove si è tenuto il dibattito.

"In questo senso, la letteratura è uno strumento fondamentale, ti permette di fare esperienza del mondo immergendoti negli occhi di qualcun altro, entrando nel suo punto di vista, che può essere anche molto lontano dal tuo, ma che ti offre la possibilità di andare oltre la banalizzazione. Possiamo definire la letteratura l’anti-social per eccellenza, dove, invece tutto si riduce a fazioni, a commenti estemporanei e senza approfondimento su qualsiasi cosa". Con Loredana Lipperini si entra nel mondo della letteratura fantastica intesa come strumento per raccontare la realtà in una maniera spesso più diretta e incisiva. "Non esiste una dicotomia fra razionale e irrazionale, consapevoli o meno, noi siamo fatti di miti". Il re-incanto, quindi, non è una fuga dalla realtà, dal presente, dal razionale, ma è anche un recupero della tradizione del territorio per farla propria. Le storie possono essere strumenti potenti per quest’operazione perché propongono una dimensione che è corale, è il ’noi’ ad essere protagonista, non l’individualità". Anche da questo incontro, ancora una volta la meraviglia si muove fra passato e futuro, attraverso la tradizione si può trovare una chiave di lettura per interpretare e immaginare i giorni futuri, trovando anche nell’invisibile la risposta ai problemi visibili. "Nella dimensione dell’utopia ci sono infinite possibilità, ognuno di noi con l’immaginazione può trovare molteplici vie di cambiamento" conclude Marco Belli.

Nicolina Ammirati