’Struggino’ tra il dire e il fare

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Michela

Berti

Termovalorizzatore, ’struggino’, inceneritore. Cambia il nome ma l’impianto è sempre lo stesso, quello in via dell’Artigianato. Un impianto il cui destino sembra segnato da decenni: va chiuso. Era nel programma elettorale di Nogarin che vinse nel 2014, era nel programma elettorale di Salvetti che ha vinto nel 2019. Va chiuso nel 2023. Punto. Ma come molte promesse che rendono speciali la campagne elettorali, anche questa sembra destinata a naufragare di fronte all’evidenza dei numeri. A tirarli fuori è la Cgil: nel solo mese di giugno lo ’struggino’ avrebbe generato 640mila euro di utile derivante dalla vendita di 20mila megawatt di energia elettrica, più altri 10mila usati da Aamps per autoconsumo. Sono introiti preziosi per l’azienda – ha detto il sindacato – che in caso di dismissione dell’impianto rischia di privarsi di utili importanti, più il dover pagare i propri consumi

energetici, esternalizzandoli, risultando così in ammanco di

una cifra che impatterebbe sulla gestione economica.

Ma, insomma, parole mica da poco... Se poi ci uniamo quelle dette dal segretario comunale de Pd Federico Mirabelli

a La Nazione - a gennaio abbiamo chiesto alla giunta i dati di Aamps e dell’impianto ma ancora non ci sono stati forniti - diciamo che quella del termovalorizzatore è una bella gatta da pelare. Abbiamo cercato l’assessore all’ambiente Cepparello per avere una risposta a quanto dichiarato da Pd e Cgil ma non è stato possibile - almeno fino ad oggi - avere la ’voce’ ufficiale dell’amministrazione. Ma i rumors dicono che lo ’struggino’ non sarà mai chiuso... E il silenzio dell’imbarazzo regna sovrano.