"Subito chiarezza sulla terza nave"

Livorno, le clamorose rivelazioni della commissione d’inchiesta bis sulla tragedia del Moby Prince

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Squarci di luce dopo 31 anni di buio o quasi. Si potrebbe sintetizzare così la relazione finale della commissione parlamentare d’inchiesta sul Moby Prince che scrive una nuova pagina di una vicenda ancora non del tutto chiara fino in fondo e che soddisfa i familiari delle vittime: "Sono stati messi altri tasselli di un grande puzzle", ha commentato Luchino Chessa, presidente dell’associazione Moby Prince 140.

"La collisione fatale con la petroliera, nella quale morirono 140 persone a bordo del traghetto - ha detto il presidente Andrea Romano - è stata causata dalla presenza di una terza nave che obbligò il Moby Prince a virare improvvisamente a sinistra, per evitare una collisione certa con quel natante, purtroppo ancora non identificato anche per colpa della fine anticipata della legislatura, indirizzandolo verso la Agip Abruzzo resa invisibile da un improvviso black out". la commissione tuttavia in dica anche due possibile piste investigative per identificare la nave che fu la causa, sono ancora parole di Romano, "della più grande catastrofe della marina civile italiana": quella che porta alla 21 Oktobaar II, un ex peschereccio somalo che si trovava a Livorno in quei giorni senza sapere bene che cosa ci facesse realmente, e, aggiunge il deputato dem, "uno o più bettoline impegnato in operazioni di bunkeraggio clandestino".

Spunti che la procura di Livorno e la Dda di Firenze potrebbero ora accogliere nelle loro indagini, ma anche il futuro Parlamento per continuare a indagare fino all’accertamento definitivo della verità "Ora – sottolinea Chessa, che ieri a Palazzo San Macuto ha anche ricordato con commozione il fratello Angelo recentemente scomparso – è necessario scoprire chi è la terza nave che ha causato questo disastro ma anche sapere chi ha messo in atto, da subito, un’azione dolosa per fare in modo che la verità non si scoprisse e che ora invece è più vicina. Spero che l’autorità giudiziaria vada in fondo su questi aspetti, a cominciare da quell’accordo assicurativo che, anche secondo i commissari, puntava a non indagare troppo sull’accaduto". Secondo Nicola Rosetti, vicepresidente del Comitato Moby Prince 140, che ha ricordato la battaglia personale contro la malattia di Loris Rispoli, "bisogna trovare i responsabili di quelle menzogne che da subito volevano farci credere che fu la nebbia e una tragica fatalità a determinare la morte di 140 persone". Infine, secondo il consigliere regionale, Francesco Gazzetti, quello della commissione parlamentare è stato "un lavoro importantissimo, per il quale tutti noi dobbiamo ringraziare la commissione".

Gabriele Masiero