Livorno, viene respinto e la colpisce con un punteruolo. Arrestato per tentato omicidio

Un ingegnere di 32 anni è stato fermato. La donna è stata ferita lievemente, si è difesa spruzzando contro il suo aggressore lo spray urticante

Interviene la polizia (foto di repertorio)

Interviene la polizia (foto di repertorio)

Ardenza (Livorno), 27 aprile 2022 - È stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio Alessio Melita, 32 anni, ingegnere ed ex allenatore in una sezione nautica di Livorno. Alle sei del mattino di domenica si è presentato davanti all’abitazione di una donna di 29 anni ad Ardenza che aveva conosciuto tempo prima e che aveva respinto le sue insistenti avance.

Melita dopo una accesa discussione con la donna fuori dalla sua abitazione, ha provato a colpirla con punteruolo da ghiaccio ferendola per fortuna solo lievemente. La vittima ha reagito spruzzando contro l’aggressore lo spray al peperoncino che aveva con sé per difendersi ed è riuscita così a rifugiarsi nella sua abitazione, dove ha chiesto aiuto al 112. Proprio per l’ossessività del suo comportato, a Melita era stato vietato di avvicinarsi alla donna che già da tempo era stata inserita nella lista ‘Eva’ riservata alle persone vittime di stalker. Infatti l’ammiratore molesto, con precedenti di polizia per guida sotto effetto di stupefacenti, nel 2020 era stato arrestato per atti persecutori contro di lei.

Mentre gli agenti delle volanti erano a casa della donna, poi portata dal padre al pronto soccorso, l’autore dell’aggressione, fuggito subito dopo, si era rifugiato a casa del fratello per confessargi il folle gesto. Proprio il fratello ha chiamato la polizia per informarla che Alessandro Melita era da lui e che voleva costituirsi. Così un’altra pattuglia è partita per prelevare l’aggressore della ventinovenne, poi trasferito in carcere per tentato omicidio. La successiva perquisizione effettuata nell’abitazione dello stalker, ha permesso di recuperare 2 telefoni cellulari, due macchine fotografiche digitali, una video camera digitale, tre personal computer e tre gps che usava presumibilmente per monitorare gli spostamenti dell’auto della vittima. Infatti l’aggressore sapeva come rintracciare la donna: prima del tentato omicidio l’aveva incontrata a Pisa mentre lei era in compagnia di amici, che avevano però impedito ogni contatto tra i due in quella occasione.