"Trapiantata, tampone a pagamento"

Livorno, il racconto di Andorlini: "In ospedale non c’erano più test. Lunga fila alla farmacia, una vergogna"

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Le farmacie sono state letteralmente prese d’assalto da chi ha bisogno di fare tamponi rapidi

"Mia moglie ha subito un trapianto di midollo perché le è stata diagnosticata la leucemia. Come tale deve sottoporsi, all’ospedale di Livorno, alla terapia con gli anticorpi. Ma prima di farlo è necessario che faccia il tampone per accedere al reparto a causa dell’emergenza coronavirus. Quando ha provato a chiedere quando le avrebbero fatto il tampone in ospedale perché oggi (ieri, ndr) aveva la terapia a base di anticorpi, le è stato risposto che in ospedale erano terminati i tamponi. Perciò doveva fare diversamente". Ci racconta questa vicenda Massimo Andorlini, portavoce del Ccn piazza XX Settembre ed ex vigile del fuoco. "È possibile che a Livorno una paziente oncologica trapiantata – si domanda Andorlini – debba arrangiarsi come può perché in ospedale non c’è disponibilità di tamponi, che sarebbero necessari per accedere al reparto dove è pragrammata la terapia alla quale deve necessariamente sottoporsi?". Vista la situazione, la moglie di Andorlini ha dovuto prenotare il tampone in una farmacia, pagarlo, farlo e comunicare l’esito al reparto ospedaliero dove doveva presentarsi ieri per il trattamento con gli anticorpi. "È andata in farmacia mettendosi in fila con decine di altre persone, chissà chi erano e in quali condizioni, perché ci potevano essere anche soggetti positivi al coronavirus – Andorlini prosegue nel racconto – tutto questo lo ha fatto fuori al freddo aspettando il proprio turno per fare il tampone, poi per avere il risultato. Si può costringere una paziente trapiantata a tutto questo?".

Conclude amareggiato Andorlini: "L’emergenza coronavirus che ha nuovamente travolto il sistema sanitario che ancora una volta si è fatto prendere alla sprovvista, come se questi ultimi due anni di pandemia non avessero insegnato nulla, sta riportando a galla tutte le criticità del sistema sanitario stesso totalmente concentrato sulla pandemia, relegando in un angolo Ie patologie no-Covid come quelle oncologiche che non sparscono per magia, anzi ci sono e temo cresceranno anche con effetti drammatici perché sta saltando, o sta subendo ritardi, di nuovo il sistema di prevenzione, screening e cura. Il Coronavirus è un flagello che va combattuto con ogni mezzo, ma non a discapito dei pazienti con altre patologie altrettanto gravi per i quali il fattore tempo, quando si tratta di fare diagnosi, intervenire e curare, non è trascurabile. Fa la differenza tra la vita e la morte".

Monica Dolciotti

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