Case mai completate, l'incubo dei truffati di Ghiaccioni: "Speriamo nei risarcimenti"

Le vittime del maxi raggiro di Collesalvetti aspettano giustizia in Appello: con i soldi disposti dal tribunale potranno ricomprare una casa

La protesta dei truffati nel caso Ghiaccioni

La protesta dei truffati nel caso Ghiaccioni

Firenze, 24 gennaio 2020 -  Avevano comprato una casa. Anche due. E adesso vivono in affitto, stipati in pochi metri quadri. Oppure, i più fortunati e coraggiosi si sono sobbarcati un altro mutuo, per poter avere un tetto sopra la testa. Loro e dei figli. Sembra un incubo, anzi l’odissea dei 17 proprietari degli appartamenti del complesso residenziale a Ghiaccioni, Collesalvetti, un incubo lo è davvero. Ma uno spiraglio c’è: si chiama giustizia. Dopo i processi, e le condanne in primo grado di chi, giocando sulle legittime ambizioni di coloro che volevano comprare una villetta in cui invecchiare vicini ai nipoti, il 31 gennaio la corte d’appello di Firenze può scrivere un altro passaggio fondamentale per i truffati dei Ghiaccioni. Il loro obiettivo, ormai l’unico, si chiama risarcimento. Soldi con cui comprare un’altra casa, o estinguere il mutuo riacceso quando, nonostante tutto, dovevano continuare a vivere.

Padri di famiglia come Marco Nocchi, Roberto Consani, Aldo Scacciati, nel miraggio dei Ghiaccioni avevano investito tutto. Avevano scelto di rinunciare al mare della loro Livorno, per stabilirsi qualche chilometro nell’entroterra dove il mattone era alla portata delle loro tasche pur di coronare il sogno di tenere unita la famiglia. Ma mentre i figli si sposavano e diventavano a loro volta genitori, le case non andavano avanti. E loro, i proprietari, stretti nella morsa tra costruttori e bancari, persi tra documenti di cui ignoravano anche il significato ma che firmavano nella buonafede che servisse per vedere completate le case che sognavano, hanno speso e speso in quegli appartamenti rimasti poi incompleti. Ai Ghiaccioni, oggi, c’è uno scheletro marcio. E’ quello che resta dei terratetto costati soldi e salute. Ma ora, a dar ragione e speranza a quindici parti lese, c’è una sentenza che nel 2017 ha condannato i costruttori della “Carolina” di Cecina e i vertici della Filiale Livorno 1 della Cassa di Risparmio di San Miniato, divenuta la "base - scrive il giudice Maria Grazia Civinini nelle motivazioni - delle attività delittuose di un gruppo di clienti spalleggiati, sostenuti e concretamente aiutati" dal direttore e dalla vicedirettrice. Già perché mentre gli acquirenti delle case fantasma di Ghiaccioni venivano spremuti fino a quando sono rimasti all’asciutto, l’impresa edile ottenne un "credito milionario concesso a una scatola vuota senza che alla centrale di San Miniato qualcuno si chiedesse su quali garanzie si basava, le informazioni false che nessuno alla centrale controllava, i conti impazziti, la fideiussione ottenuta con l’inganno e quella ottenuta con la minaccia".

Il miraggio della casa andò avanti fino a quando gli acquirenti capirono di essere stati raggirati e denunciarono il caso ai carabinieri. La casa, non l’hanno mai ottenuta. Giustizia forse sì, ma fino a quando la sentenza non diverrà definitiva, i risarcimenti che hanno affiancato condanne fino a sette anni per i registi del raggiro del mattone, non diverranno esecutivi. Soldi fondamentali: non per avidità, ma per riavere il tetto per cui hanno lavorato e sofferto per anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA