Uccide il padre, "vivevano con il reddito di cittadinanza"

Il ragazzo aveva deciso di stare con il genitore, ma nessuno dei due lavorava. Da qui i disagi per andare avanti insieme

Livorno, 4 febbraio 2023 - Non si cancellano in poche ore quelle gocce di sangue cha macchiano l’asfalto e la panchina nel parco fra Colline e Coteto. Quel parco dove la scorsa notte, intorno alle 3, un ragazzo di 23 anni si è recato dopo aver chiamato il 112 gridando "Ora mi ammazzo". Tagli sui polsi per cercare di farla finita. Solo il tempestivo intervento dei Carabinieri ha evitato il peggio. Purtroppo per il padre, Fabrizio Banti, ferito a morte con arma da taglio, non c’è stato niente da fare. A niente sono serviti i tentativi di rianimarlo del medico arrivato a bordo dell’ambulanza della Pubblica Assistenza.

I carabinieri in via Paganini e, nel riquadro, Fabrizio Banti
I carabinieri in via Paganini e, nel riquadro, Fabrizio Banti

Due uomini, padre e figlio, legati dal sangue nella vita e nella morte. Un figlio problematico" come dicono i vicini che non aveva un futuro: non studiava e non lavorava. Aveva deciso di vivere con il padre Fabrizio nella casa dei nonni paterni. Vivevano con il reddito di cittadinanza e non era semplice far quadrare i conti. Il figlio chiedeva i soldi, il padre non li aveva. Da qui, secondo i vicini di casa, gli scontri che a volte facevano tremare l’immobile.

I vicini di casa ora sono amareggiati, c’è chi si sente in colpa: "Non abbiamo saputo aiutarli". Ma nei drammi familiari è sempre difficile entrare. Così proprio questo disagio di un padre con un passato difficile e di un figlio con un presente difficile è finito in un dramma. Fabrizio è morto e il figlio è in carcere con la pesante accusa di omicidio aggravato. L’appartamento è stato sottoposto a sequestro e sono ancora in corso rilievi da parte dei Carabinieri. Su disposizione del Sostituto Procuratore di turno della Procura di Livorno, il 23enne è stato portato al carcere Le Sughere in attesa dell’udienza di convalida. Sul corpo di Fabrizio il pm ha disposto l’autopsia. Così lo ricorda l’amico Gianluca Isozio che con lui ha condiviso tante esperienze. "L’ho incontrato tanti anni fa al nightclub dove lavorava come barista – racconta Isozio – lo chiamavano il ’Barone’. Mi aiutò molto ad inserirmi nel locale. Faceva il barista di professione, negli anni 2009-2010 gestiva con la moglie la Baracchina Bianca. Sì, ricordo che aveva un figlio ma io non l’ho mai conosciuto".

"Fabrizio aveva ottenuto il reddito di cittadinanza - continua Isozio - e lo incontravo sempre in fila alla banca. Era figlio unico e viveva in Coteto. Mi dispiace molto con me è stato una brava persona. Forse beveva un po’ troppo, e stamani (ieri, ndr) quando mi hanno detto che era morto ho pensato che fosse per motivi di salute. Mai mi sarei immaginato quanto accaduto".