"Un calvario, siamo stati lasciati soli"

Livorno: una donna di 98 anni, malata, dimessa dal pronto soccorso. Muore a casa qualche giorno dopo

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Francesco Apolloni ha deciso di raccontare la sua storia, che è finita con la morte il 2 gennaio della madre, Assunta Ciaponi, classe 1923 (avrebbe computo 99 anni il 9 aprile). "Se ne è andata dopo avere patito dolori indicibili - testimonia Francesco Apolloni - che solo grazie ad amici medici e agli sforzi che io e mia moglie abbiamo profuso dal 24 dicembre fino al 2 gennaio, sono stati alleviati fino alla fine". Per Assunta Ciaponi tutto è iniziato il 19 dicembre con una caduta che le ha provocato la frattura di 4 costole a sinistra. "Fu portata al pronto soccorso in ambulanza - racconta Francesco Apolloni - e fu dimessa con 10 giorni di prognosi e la terapia con il Tachidol. Ma tornata a casa con il passare dei giorni non solo ha sofferto terribili dolori, ma ha anche manifestato seri problemi all’apparato urinario e intestinale. Così altra corsa al pronto scorso in ambulanza il 23 dicembre alle 16-45. Fu dimessa il 24 dicembre alle 8 del mattino con prognosi di stipsi causata dal Tachidol e l’invito a bere tanto più una nuova terapia sostitutiva a base di Tachipirina". Ma nelle ore trascorse da sola per la seconda volta al pronto soccorso, perché per il riacuirsi dell’epidemia da covid nessuno dei familiari le è potuto stare accanto, Assunta Ciaponi è stata sottoposta ad ulteriori accertamenti tra cui la tac toracica dalla quale è emerso che aveva anche "un versamento pleurico apico-basale posteriore a sinistra con impegno scissurale e medio-basale posteriore destra. - il figlio legge il referto della tac - Atelassia sui parenchimi polmonari limitrofi. Lieve versamento pericardio". Con questo quadro verrebbe da chiedersi perché l’ultranovantenne non è stata trattenuta in ospedale? Invece è stata rimandata a casa. "Quando mamma è tornata a casa, dopo poche ore, ha iniziato a gridare dal dolore e a delirare. - prosegue Francesco Apolloni. - Non sapendo a chi raccomandarci, disperati abbiamo chiamato il medico di famiglia che era in ferie. Ha cercato di darci consigli al telefono. Poi abbiamo parlato con il sostituto che non è venuto a casa a visitarla. Così come la guardia medica. Allora mi sono recato al servizio Adi, mi è stato suggerito di rivolgermi alle cure palliative per la terapia antidolore. Il 27 dicembre è arrivato il medico delle palliative che ci ha spiegato cosa fare. Le ha messo il catetere perché non orinava più e l’agocannula in gamba per l’infusione di morfina e altri antidolorifici. Il 28 dicembre è passato un altro medico delle palliative. Ma alle 19-31 dello stesso giorno mamma urlava dal dolore e delirava. Ci hanno detto di aumentare la morfina e che la mattina dopo sarebbe passati". Ma dal 29 al 31 dicembre non è più venuto nessuno "eccetto un’infermiera che abbiamo congedato. Ci siamo rivolti allora a nostri amici medici". Conclude: "Perché racconto questa storia? Perché in questo sistema sanitario non si garantisce il diritto degli anziani a morire senza dolore".

Monica Dolciotti

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