"Una guerriglia urbana E’ stato un vero choc"

Livorno, Ceselli titolare di ’Ex Victor’: "Mi hanno distrutto tavoli e sedie". E Tall senegalese che lavora a Pontedera: "Auto danneggiata. Chi la ripaga?"

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"Mi hanno sfondato l’auto. Ora come ci vado a lavoro?". La disperazione si legge sul volto di Musa Tall, senegalese che vive a Livorno dal 2007. Parla un buon italiano e ha un lavoro sicuro a Pontedera. "Ma devo andarci con la macchina e ieri sera mi hanno rotto il vetro. I carabinieri mi hanno detto di fare la denuncia, ma secondo lei l’assicurazione mi darà i soldi? Io non credo". Tall è arrabbiato e dispiaciuto per questa escalation di criminalità che a Livorno, nel cuore della città, sembra inarrestabile. "Prima vanno a bere nei locali e poi si picchiano. E’ un disastro". Nel mirino finisce un bar nelle vicinanze che, gestito da cinesi, sembra vendere alcolici a buon prezzo ed è letteralmente preso d’assalto dall’imbrunire.

Alle parole di Tall fanno eco quelle di Matteo Ceselli titolare del locale ex Victor. "Siamo gli unici aperti la sera in questa zona – dice Ceselli – ma ieri (mercoledì, ndr) abbiamo vissuto in un incubo. Io con i miei clienti ci siamo rinchiusi nel locale, non avevamo altre vie di fuga. Abbiamo aspettato che la guerriglia finisse per uscire. E’ durata quindici minuti buoni, sembravano interminabili. E’ stato uno choc. Mi hanno distrutto tavolini, sedie, dovrò fare la conta dei danni". Ceselli da anni lavora nella zona Buontalenti: "Quando queste bande si scontrano come facciamo a fermarle? Devono intervenire le forze dell’ordine perché noi abbiamo paura. Questa zona è ormai dimenticata da Dio e l’altra sera abbiamo avuto solo un pensiero: metterci in salvo". Il timore? "Potrebbe risuccedere".

La luce del mattino riporta un po’ di speranza e il via vai dei livornesi che vanno al mercato centrale danno il senso del ritorno alla normalità. Quando poi arriva la pattuglia dei carabinieri, tutti fanno capannello. Anche un gruppo di ragazzini, appena usciti da scuola, si avvicinano e raccontano: "Noi siamo stati chiusi in casa ma si sentiva un gran caos fuori. Sirene, spari. Guardi qui il video, questo me lo ha girato un amico. Vede? Questo aveva la pistola e l’ha puntata". Avranno avuto 12-13 anni, sono amici: un peruviano, due senegalesi con gli occhi grandi e il sorriso allegro, un marocchino. "Noi giochiamo a pallone, ci piace lo sport. Studiare? Insomma, ma a scuola ci andiamo. Il calcio però ci piace di più. Lui no, è veloce e fa atletica". Italiano perfetto, nessuna inflessione. E’ la seconda generazione degli stranieri che vivono a Livorno. E loro sono la speranza, il volto positivo di questo quartiere che davvero ha bisogno di aiuto.

Michela Berti

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