Vendeva alle farmacie mascherine irregolari

I dispositivi di protezione erano state prodotte da un grossista ma non erano conformi alle normative Ce. Indagini della Finanza.

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Altra operazione della Guardia di Finanza, che ha puntato il mirino sulle mascherine. E dalle indagini su una farmacia livornese per verificare l’applicazione della normativa in materia di corretta formazione delle dinamiche dei prezzi, è emerso che le mascherine del tipo KN95 (equivalenti alle FFP2) non erano conformi alle normative e dunque non potevano esser messe in commercio. L’operazione rientra tra quelle di controllo economico del territorio portate avanti dalla guardia di finanza nel corso della pandemia da covid-19, con il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria (PEF) di Livorno che è stato impegnato su numerosi approfondimenti sulla rarefazione di mascherine, guanti monouso e gel igienizzanti (i dispositivi di protezione individuale). La merce in vendita in farmacie era stata acquistata da un’azienda pontederese, che in tempi di pandemia si era riconvertita. Prima dell’emergenza Covid, infatti, produceva materiale elettrico.

Il grossista, per attestare la conformità delle mascherine KN95 e quindi immettere indebitamente in commercio i dispositivi di protezione, ha fornito certificazioni CE rilasciate da un ente europeo non accreditato. Interessata la procura della Repubblica al Tribunale di Livorno, le fiamme gialle hanno ricostruito le catene di cessione, distribuzione e importazione dei dispositivi, individuando 60 imprese tra farmacie e altre attività economiche che avevano acquistato i dispositivi di protezione individuale non conformi dalla società di Pontedera o tramite i suoi clienti. Alle operazioni sul territorio labronico del Nucleo Pef di Livorno hanno fatto seguito quelle condotte in altri contesti territoriali dai reparti del corpo attivati e intervenuti in tutte le aziende cessionarie, arrivando così al sequestro di 37.000 dispositivi di protezione individuale e stimando, dall’esame delle fatture, l’avvenuto commercio ‘in frode’ di oltre 200.000 dispositivi irregolari in ambito nazionale, dalla Toscana alla Liguria, dall’Emilia Romagna al Lazio, dall’Abruzzo alla Campania, fino in Sicilia.

Il responsabile delle violazioni è stato denunciato all’autorità giudiziaria per frode in commercio realizzata con l’utilizzo di documenti falsi o comunque non idonei alla certificazione dei prodotti e aggravata per effetto di vendite di articoli per la tutela della salute illegittime e in condizioni di emergenza.

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