Villa delle Rose Storia e misteri in nome di Byron

E’ ancora un luogo magico che grida vendetta. Gioiello artistico con il fascino della leggenda

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Tra le ville di Montenero spicca Villa delle Rose o Villa Dupouy, un luogo di incanto e disillusione

che domina silenziosamente la città dall’alto. Lo storico Pietro Vigo scrisse abbondantemente della villa, nonché del soggiorno di Lord George Byron nel 1822 per circa sei mesi. Byron fu ospite del banchiere basco Pietro Dupouy, che dal 1793 al 1894 fu proprietario della villa e dei terreni attigui fino al colle di Monterotondo. Una lapide posta sulla facciata racconta che la villa fu dimora di Guerrino, il capo dei villici che si batterono per la difesa di Livorno contro le truppe di Massimiliano I nel 1496. Nel 1683 appartenne a Francis Jermy e aveva già il suo giardino all’inglese, nel 1781 la villa passò alla comunità inglese di Livorno, per essere quindi venduta, nel 1790, ad Abram Culely, che fece costruire una piccola moschea, per poi venderla dopo pochi anni al basco Pietro Dopouy. Del soggiorno di Byron ne ha parlato Pietro Vigo, narrando della disputa avvenuta all’interno della Villa il 28 giugno del 1822. Disputa che si concluse con la cacciata dei conti Gamba, amici personali di Byron, dal Granducato. A testimoniare il passaggio di Byron c’è una lapide sul lato sinistro della facciata, mentre sul lato destro, un’altra lapide è posta a ricordo del centro operativo del Comitato di Liberazione Nazionale livornese, che fu lì attivo dal febbraio al luglio del 1944. Quel che però in pochi sanno è la leggenda del fantasma della figlia di Dupouy, che si confonde con la storia della figlia dell’ultima proprietaria, la nobile siciliana Rachele Varvaro di Valentino. Ma al di là delle leggende la villa è un gioiello artistico: ci sono diversi affreschi di valore, e la sua facciata rosea è composta da una porta centrale bianca ad arco e finestre e porte più piccole. Al piano superiore diversi finestroni sormontati da timpani si aprono al centro di un balcone. Davanti ai suoi muri di colori ormai scarni uno spiazzo porta a una scalinata in pietra serena, e sul corrimano delle scale stanno dei piccoli busti classicheggianti, che rappresentano le quattro stagioni. Sul retro della villa c’era un giardino all’inglese che culminava con una parte scenografica comprendente una fontana con Nettuno. Oggi la villa è in uno stato di incuria preoccupante, ma per la sua storia e per il grande valore artistico questo è uno scempio al quale l’amministrazione non può scordarsi di guardare.

Simone Bacci