Il processo ai comunisti nel libro di Tredici

Livorno, potente affresco della città sotto il Ventennio. Molti i protagonisti di questo lavoro: da Barontini a Giacomelli

La prima bandiera del Partito comunista d'Italia

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Livorno, 8 aprile 2021 - La storia di Livorno è un grande romanzo. Con le sue paure, le sue speranze, le sue delusioni. Con i suoi protagonisti. Eroici, ‘normali’, vigliacchi, deboli. C’è chi si rifugia a Marsiglia, città gemella. Chi va a combattere in Spagna contro nazismo e fascismo per il legittimo governo repubblicano. Chi molla tutto per godere di quelle magnifiche sorti e progressive sovietiche, salvo rendersi conto che è solo una mostruosa finzione. Chi vola a Parigi’. Ma c’è anche chi resta. E si oppone, in casa, al regime fascista con le poche armi disponibili.

Un grande romanzo, dunque, narratoci da Mario Tredici, giornalista, uomo delle istituzioni (assessore alle culture dal 2009 al 2014), ora tenace e instancabile indagatore del passato. Tredici ci racconta una storia scomoda, quella dei comunisti a Livorno negli anni Trenta e lo fa con un volume edito da Mediaprint: “L’inchiesta, la spia, il compromesso. Livorno 1935: processo ai comunisti” . Attenzione, però. Il titolo non rende l’idea del valore del saggio: se la “scusa” è la maxi retata che, nel gennaio 1935, portò in prigione oltre cento comunisti per la delazione di una spia, in realtà quello di Tredici è un potente affresco di una città sotto il Ventennio.

I protagonisti sono tanti: dall’estero fa sentire la sua presenza Ilio Barontini; in città agiscono personaggi come Tullio Baronti, il traditore per eccellenza che, dopo aver fatto la spia per l’Ovra, la lugubre polizia segreta del regime, a Livorno liberata, fuggirà a Milano (e sulla cui morte poco di sa). Ci sono poi Angiolo Giacomelli, l’ingenuo Giacomelli. Resosi conto che qualcuno fa il doppio gioco, finge di accordarsi con l’Ovra. Manovra goffa, però in buona fede.

Eppure il Pci non ne vuole sapere e nel 1945 lo espelle con ignominia. Verrà riabilitato solo nel 1969. E sapete chi crede nella sua innocenza? Giovanni Martelli, il ‘buono’ di questa storia, il detective del Partitone. Un libro, dunque per capire che cos’era l’antifascismo, per amare ancor più Livorno. Una Livorno assai lontana. Sempre ribelle, nonostante tutto. Mai e poi mai omologata.

Francesco Ghidetti