Rimateria è fallita, ecco gli scenari

Piombino, Navarra si sfila: "Condizioni cambiate". La nomina del curatore e il percorso che inizia lunedì

Un gruppo di lavoratori di Rimateria

Un gruppo di lavoratori di Rimateria

Piombino (Livorno), 22 maggio 2021 - Non c’è stata la ricapitalizzazione di Rimateria. La società ora è di fatto fallita. Lunedì verranno portati i bilanci in Tribunale. Preoccupati i 45 dipendenti. Il Consiglio di Amministrazione della società Rimateria ieri sera ha comunicato che si è svolta l’assemblea dei soci chiamata a deliberare il sostegno della società. "I soci industriali – afferma il cda – hanno deciso di non sostenere la società come previsto dal piano concordatario. Il Consiglio di Amministrazione ha preso atto della situazione e ha comunicato prontamente al tribunale il venire meno dei presupposti del piano concordatario presentato il 5 marzo scorso". Questo significa che i soci privati, in particolare Navarra ha deciso di non versare le quote aggiuntive (si parla di 700mila euro) a causa del quadro generale cambiato, Iren invece sarebbe stata disposta a investire. Lunedì quindi saranno portati i libri in tribunale per l’autofallimento.

Ora il tribunale dovrà verificare se ci sono le condizioni per far partire la procedura. In caso positivo ci sarà la nomina di un curatore fallimentare che dovra garantire gli standard ambientali dell’impianto di Ischia di Crociano e la normale amministrazione della società, anche facendo ricorso ad eventuali ammortizzatori sociali nel caso in cuo fosse necessario. Il ciratore potrebbe anche cercare di vendere le quote societarie di Riomateria ad altri soggetti privati. Comunque le risorse economiche della società Rimateria non fossero sufficienti a garantire il rispetto delle prescrizioni stabilite dalla Regione seguendo il percorso di ’messa in regola’ già intrapreso, allora ci sarebbe l’intervento delle Regione che potrebbe revocare le autorizzazioni ai conferimenti e questo bloccherebbe l’attività della discarica. Ma per evitare che l’impianto si trasformi in una ’bomba ecologica’ ci sarebbe in ultima istanza il passaggio delle responsabilità ambientali al socio pubblico che dovrebbe investire risorse economiche per completare il risanamento ambientale. C’è poi anche la questione della richiesta dei danni presentata dai soci privati della partecipata che ritengono di essere entrati nella società a determinate condizioni, poi modificate dall’amministrazione comunale. In definitiva una situazione non certo semplice da sbrogliare.