La seta trasparente

L'editoriale del direttore de "La Nazione", Francesco Carrassi

Livorno, 17 marzo 2019 - C’è dunque il via libera all’accordo con la Cina anche se tra mille polemiche e molti aspetti ancora da chiarire. A sdoganare il dossier "Via della seta" è stato il vertice al Quirinale tra il presidente Mattarella, il premier Conte, i vice Salvini e Di Maio e il ministro Moavero. Gli Stati Uniti, nostri storici alleati, avvertono: l’Italia valuti i rischi. Non poco. E le opposizioni di governo chiedono di discuterne in Parlamento.

Mi pare il minimo, perché occorre piena trasparenza e chiarezza. Se è vero che recenti studi hanno detto che il nostro paese rimaneva indietro rispetto a Germania e Francia nell’attirare capitale cinese perché “mancava di continuità strategica” a causa dell’alternarsi di governi, è anche vero che questo non vuol dire che dobbiamo entrare nell’orbita cinese. Anche se la Cina sta diventando il paese "emergente" più forte sotto l’aspetto finanziario, con obiettivi di espansione, non solo commerciale, in tutto il mondo come sta facendo in Africa centrale.

Se è urgente fare chiarezza, è necessario anche che il principio di reciprocità abbia il suo peso. Se l’Italia è l’avamposto del Mediterraneo per la Cina, non possiamo diventare un «paese porto» per i loro affari e un enorme «beauty farm» per la loro voglia di Grande Bellezza del Made in Italy. E la medaglia come sempre ha due facce. La comunità cinese in Italia esalta ovviamente questo nuovo asse.

"Pensiamo che ‘One Belt, one Road’ sia un’opportunità unica" dice Lucia King, presidente del Comitato di Rappresentanza Cinese in Italia la cui comunità si stima in 350mila persone, la maggior parte concentrate a Roma, Milano e Prato. Noi in Toscana conosciamo da tempo la Cina. A Prato c’è, appunto, una delle capitali italiane della comunità cinese. Conosciamo quindi anche concorrenza sleale, sfruttamento di manodopera, schiavismo, corruzione e infiltrazioni di criminalità cinese. Da anni i controlli sono stati moltiplicati sulle imprese cinesi su cui si regge il Pil della città del tessile. Ma ci sono ancora enormi sacche di illegalità anche se l’integrazione, soprattutto grazie alle nuove generazioni e al grande lavoro che sta facendo la scuola, sta prendendo piede. Ecco, la reciprocità vorremmo si vedesse già qui con il rispetto delle leggi. Dovrebbe essere preliminare a qualsiasi accordo e intesa di altissimo livello.