Questione morale

L'editoriale del direttore del Telegrafo Francesco Carrassi

Livorno, 21 aprile 2019 - La questione umbra, o meglio la così detta sanitopoli, ha un grande merito. Ha riaperto la questione morale. Il Pd è ora più che mai in chiara difficoltà di fronte alla bufera che ha coinvolto i suoi massimi vertici regionali. Si è aperto un ampio dibattito che auspichiamo sia virtuoso e capace di andare davvero in profondità. Il neo segretario Nicola Zingaretti sa comunque che deve giocare d’anticipo per marcare il territorio e per dare una svolta con la sua gestione. Inorigini quando ha detto che primo luogo ha riproposto il ritorno alle occorrono impegno e chiarezza nella selezione della classe dirigente. Senza alcuna remora. Appunto. Occorre una seria selezione che verifichi le qualità morali, la preparazione e le capacità di chi vuole entrare in politica. Occorre tornare alla passione per la politica. Se e fino a quando la politica non risolve la questione morale è logico che tocchi alla magistratura intervenire per sradicare l’illegalità, preservando le garanzie degli imputati e assumendo, con tutti, la regola costituzionale della presunzione di innocenza.

Che deve valere – dice Zingaretti - sia per il Pd che per le indagini che vedono coinvolti esponenti dei M5S o della Lega, partiti sui quali spesso si affacciano inquietanti scenari giudiziari. E’ il momento insomma di capire che spetta insomma alla Politica, con la P maiuscola, intervenire prima della magistratura. Politica che ha anche il compito di produrre una svolta vera che abbia come cuore una diversa idea della gestione del potere. A partire dai diversi livelli dell’amministrazione dello Stato, ben sapendo che la corruzione si basa a volte su inquietanti collusioni anche di una parte malata dell’imprenditoria. La politica è soprattutto servizio, il potere non è il fine, ma un’azione funzionale al benessere diffuso. Questo è il punto. E quindi non deve essere la magistratura a ridefinire questo confine, ma è una politica rinnovata a bonificare i centri di malaffare e rendere chiara questa distinzione. Come? Ripartendo appunto dalla selezione della classe politica. E la questione, si capisce, non riguarda solo il Pd, ma tutti, anche i partiti e i movimenti come la Lega e il Movimento 5 Stelle. Chi crede che la politica sia un servizio da onorare converrà che bisogna tornare anche a fare formazione per capire se una persona ha dentro di sé il valore del bene comune, essenza stessadella politica. Insisto: bisogna tornare a verificare se chi è chiamato a un compito pubblico sa e conosce lo Stato, le sue funzioni, il suo ruolo. Sì, bisogna ripartire dall’abc, dalla pre politica culturale senza la quale non si fa politica, dal percorso: consigli di quartiere, consigli comunali, provinciali, regionali e un giorno forse il Parlamento. E nei partiti si ricominci dalla riunioni delle sezioni e delle associazioni. In questo il centrodestra, nella fattispecie Forza Italia e Fratelli d’Italia, per distinti motivi e senso di appartenenza, sono riusciti negli anni a fare maggiore selezione e formazione. Fratelli d’Italia perché viene da una scuola di radicato partito (dall’Msi a An), Forza Italia perché selezione e formazione erano un pallino del marketing applicato alla politica. Ricordate il kit del candidato azzurro? La questione umbra è stata esplosiva da subito. Il Pd rischia di essere vittima di se stesso e del potere che ha conquistato negli anni. Se non torna a coltivare il senso dell’ascolto, dal vertice all’ultimo dei cittadini, mette radici il Sistema, quello che in Umbria ha provocato uno tsunami anche senza mare.