Libertà di stampa, toccarla mai

L'editoriale del direttore de Il Telegrafo, Francesco Carrassi

Livorno, 18 novembre 2018 - Le accuse e le minacce più o meno velate alla stampa e al mondo dell’informazione da parte del vice premier pentastellato Luigi Di Maio sono degenerate, a contorno della conclusione del processo al sindaco di Roma, in attributi volgari e a dir poco sconcertanti nei confronti dei giornalisti. Non ci siamo meravigliati né della caduta di stile, ormai ampiamente manifestata, né del reiterato annuncio del taglio dei contributi pubblici, che rivelano una persistente e dunque maliziosa ignoranza sulla destinazione limitata di queste risorse. Quello che ha colpito davvero è il tentativo, puntuale nei periodi più bui dei corsi e ricorsi della storia, di denigrare un elemento fondamentale sul quale si regge la stessa democrazia.

Non ci vuole molto a rendersi conto che gli insulti e le minacce di Luigi Di Maio e quelli di Alessandro Di Battista non sono soltanto l’assalto a una categoria di professionisti, ma rappresentano soprattutto il tentativo di scardinare l’articolo 21 della Costituzione.

La libertà di stampa rappresenta un valore cardine di ogni democrazia. E’ il riferimento naturale di un altro diritto cruciale, quello ad avere una libera informazione per tutti i cittadini. La stampa in Italia è una grande azienda. Che purtroppo è in crisi per vendite e fatturato pubblicitario. Dunque? Va supportata semmai, mai denigrata. Ci pare perfino ovvio rendersi conto che il prodotto giornale declinato nelle varie produzioni - carta, web e digitale, radio e tv - è un investimento per i cittadini consapevoli, che sappiano e possano fare le loro scelte e, fuor di retorica, per le future generazioni.

Lo afferma anche chi avanza appunti alla stampa cosiddetta allineata come Ginevra Cerrina Feroni, docente di diritto costituzionale e comparato, che ha detto al nostro giornale: “La libertà di stampa è stata definita la “pietra angolare” di un sistema democratico. Quindi mai toccarla. Però mi piacerebbe ci fosse vero pluralismo di pensiero, invece vedo una parte della stampa molto allineata nel condannare a priori le azioni del governo”. Resta però il fatto che – come ha commentato il governatore della Toscana Enrico Rossi – si sta creando contro i giornalisti un clima pesante e negativo.

E allora sapete che c’è? Spieghiamoli questi concetti con le parole semplici del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Al mattino come prima cosa leggo i giornali: le notizie e i commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido, e forse questi secondi per me sono ancora più importanti”. Ce la facciamo a rispettare anzi a valorizzare questi chiari concetti?