Reddito senza lavoro

L'editoriale

Firenze, 3 marzo 2019 - Ci siamo. Il conto alla rovescia è alle ultime battute. Il 6 marzo partirà il reddito di cittadinanza, punto focale del contratto di governo, voluto,come si sa, fortemente dal Movimento Cinque Stelle: un’idea che gli ha permesso di sbancare alle elezioni Politiche al Sud, con effetto ben superiore, data la situazione sociale ed economica del Paese, al dito di Silvio Berlusconi quando annunciò a sorpresa, a confronto chiuso, davanti all’occhio della telecamera: aboliremo l’Ici.

In linea di principio un provvedimento che ha come obiettivi il sostegno di redditi al di sotto della soglia di povertà, l’ampliamento della potenziale platea a sostegno dei consumi e quindi del mercato interno, il potenziamento dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Il piano ha una sua sostanziale positività, peraltro abbastanza riconosciuta, anche sotto il profilo del tentativo di novità nel solco di altre esperienze europee. Al di là delle prese di posizione di parte politica e della dialettica tra maggioranza e opposizione, è evidente però che i problemi per l’avvio del provvedimento sono molteplici. 

Ne elenchiamo in sintesi diverse: i Centri assistenza fiscale dei sindacati sono presi d’assalto per la documentazione Isee e solo nelle ultime ore è arrivato l’accordo con l’Inps; gli Uffici postali sono in allerta nella prospettiva di un «assedio» il 6 marzo appunto, tanto che si stanno moltiplicando riunioni con i prefetti; la questione dei Navigator è ancora così nebulosa da far parlare di figure fantasma; la persistente incertezza legislativa tanto che, per esempio, la Regione Toscana si è rivolta alla Corte costituzionale sollevando la questione di legittimità proprio per le assunzioni dei Navigator. A tutto ciò va aggiunto il pericolo da mettere nel conto delle truffe come denunciato dalla Cgil sui corsi per formare i Navigator; i Centri per l’impiego, infine, non sono assolutamente pronti a dispensare le proposte di lavoro. E soprattutto ci si domanda quali proposte di lavoro potranno mai essere fatte o verranno fatte se il lavoro non c’è? Le imprese, ad oggi, non hanno potuto godere di particolari vantaggi fiscali per innescare un percorso virtuoso di assunzioni e di investimenti, in più i grandi cantieri delle infrastrutture sono bloccati, i consumi si contraggono e le famiglie spendono sempre meno. Siamo in recessione tecnica e lo spread è uno spauracchio che continua ad agitarsi. In questo scenario quali prospettive di mercato possiamo mettere in campo per rendere il reddito di cittadinanza un provvedimento lungimirante? Pur con tutta la buona volontà sorretta da un moto di speranza, la realtà congiunturale è quella che è, i dubbi sono molti. E il rischio che si ritorni al vecchio assistenzialismo resta altissimo.