Pacifisti a parole

L'editoriale della direttrice Agnese Pini

Agnese Pini, direttrice della "Nazione"

Agnese Pini, direttrice della "Nazione"

Livorno, 13 ottobre 2019 - Abbiamo un’opportunità: usiamola. Non torniamo a dimostrarci scarsi, timorosi, pavidi. Diamo un segnale forte contro l’offensiva turca nel nord della Siria. È un’altra guerra che nessuno di noi può permettersi, e i cui costi (umani, economici, sociali, geopolitici) sono incommensurabilmente maggiori rispetto ai 463 milioni di euro che – in quattro anni – hanno fruttato le nostre vendite di armi al governo di Erdogan.

Già: la Turchia è il terzo paese di destinazione del nostro export bellico. Noi ai turchi vendiamo munizioni, bombe, siluri, missili, software. E secondo la Rid (Rete italiana per il disarmo) in un solo anno, tra il 2017 e il 2018, le esportazioni di cui sopra sono praticamente raddoppiate. È difficile rinunciare a tutto questo? Forse sì, ma poco importa. Dobbiamo farlo. Non restiamo a guardare, non facciamoci superare da tutti in un doveroso gesto: il governo giallorosso – che si fregia di etico riformismo – ha l’opportunità di dimostrare coerenza e coraggio in questa partita di civiltà: sia dunque chiaro e deciso nelle sue posizioni. Interrompa la vendita di armi alla Turchia. Lo hanno fatto subito paesi ben meno strategici di noi (l’Olanda, la Norvegia, la Finlandia), ieri lo ha fatto un gigante come la Germania. Perché allora noi continiuamo a tegameggiare, alla maniera tutta italiana, mentre su Facebook fioccano proclami autorevoli solo a parole, ma sempre più ipocriti e vuoti mano a mano che passano le ore?

Non è trascorso giorno dall’ennesimo dichiarato attacco al popolo curdo che qualcuno (mi riferisco a politici più o meno nazionali) non abbia detto la sua sul conflitto del secolo. Sì, del secolo: parlare di Siria equivale a parlare dell’innesco che ha dato il là al più grande esodo di massa della nostra storia umana recente. Avete presente Salvini, i barconi, «l’invasione» e quant’altro? L’ombelico di tutto è nella polveriera etnica mediorientale.

Sempre ieri la deputata Giuditta Pini in quota al Partito democratico ha chiesto, con i colleghi Orfini e Raciti, la sospensione delle forniture militari italiane per Ankara, mentre Conte e Di Maio si sono sperticati nella retorica dell’indignazione contro Erdogan e i suoi. Di concreto ancora nulla. Ma è solo un gesto concreto che può fare la differenza tra l’essere un Paese mediocre e un Paese adulto e responsabile. Abbiamo un’occasione: non sprechiamola.