Fermiamo le stragi

L'editoriale del direttore Francesco Carrassi

Firenze, 21 luglio 2019 - E quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande». Mi è tornata alla mente questa frase di Charlie Brown, ripresa, stampata e appesa al muro di un ufficio, quando ci siamo trovati di fronte al tragico bilancio di un sabato notte di metà luglio, con numeri pesanti e con rari precedenti almeno negli ultimi periodi.

Tanto che si è tornati a parlare, anche nelle lettere dei nostri lettori, di stragi del sabato sera, quelle che qualche anno fa si stavano ripetendo con impressionante frequenza reclamando drastici interventi. Un’auto con quattro ragazzi finita in un canale a Jesolo, forse dopo l’urto con un’altra macchina; uno schianto a Cesena e diversi incidenti in altre città erano una coincidenza che andava oltre l’incidente.

Il sangue tornato a scorrere sull’asfalto delle strade italiane ci metteva di fronte a un bilancio inaccettabile di morti in un solo fine settimana. E ci siamo tornati a chiedere il perché. Ce lo siamo tornati a chiedere con l’angoscia di chi pensava di aver contenuto, limitato, drammi e tragedie, lacrime e dolore, di aver arginato un fenomeno con leggi più puntuali e severe.

Pensavamo appunto di avere dato, se non tutte, almeno una parte consistente di risposte a queste grida di dolore perché non si ripetessero. Ci siamo chiesti come è possibile che dopo regole sempre più stringenti, dopo tanti appelli e tanta mobilitazione, si debba tornare all’ angoscia nel leggere, la domenica mattina, resoconti e bilanci così drammatici? Eppure la sacrosanta battaglia per tradurre in legge l’omicidio stradale è stata infine portata a termine davvero con una grande mobilitazione che ha coinvolto anche diverse associazioni toscane.

L’appello, come si ricorderà, fu recepito dal governo Renzi e, fortunatamente, l’iter è arrivato fino al suo atteso compimento. E’ una legge di civiltà, per cui dovrebbe funzionare più come prevenzione, come deterrente, più che come strumento di repressione, grazie anche al rigore delle sanzioni penali con l’equiparazione dell’auto ad un’arma usata sconsideratamente.

Ma allora perché siamo tornati ad avere davanti agli occhi lo spettro della morte di tanti giovani nel fine settimana? Sappiamo bene che ci sono il problema dell’abuso dell’alcol e delle droghe, a cominciare da quelle così dette leggere, ma c’è anche la necessità di pattugliare le strade più battute, nelle ore più a rischio, perché dodici morti di una notte tragica potrebbero essere l’avanguardia di un’emergenza che proprio nel corso dell’estate potrebbe manifestarsi in tutto il suo carico di strazio.

Ma c’è ancora bisogno di uno sforzo comune e collettivo. La chiamata è sì dunque per le forze dell’ordine chiamate a una presenza vigile nelle notti dei nostri ragazzi, una presenza che accentui la sensazione stessa del controllo e della sicurezza, ma anche per le famiglie e per i gestori di discoteche e di locali, in uno sforzo corale per indirizzare e guidare i nostri giovani a rafforzare il senso del dovere della responsabilità.