Il Pci: "La grande distribuzione a Livorno mina le fondamenta del piccolo commercio"

L'intervento della federazione provinciale: "Niente di programmato o costruito. Solo retorica e pacche sulle spalle"

Un supermercato (foto di repertorio)

Un supermercato (foto di repertorio)

Livorno, 20 aprile 2021 - In merito al dibattito sulla crisi del commercio e, in particolare, sul rapporto fra grande distribuzione e territorio, riceviamo e pubblichiamo questo intervento della segreteria provinciale della federazione di Livorno del Partito comunista italiano.

"Ci viene detto che l’attuale di crisi economica e sociale è del tutto particolare a causa della pandemia. Ma non è così, la pandemia occorre ricordarlo, non ha colpe nella crisi degli anni passati, semmai oggi l’ha evidenziata e aggravata ancora di più. La nostra provincia e la nostra città risentono chiaramente di quanto accade: i problemi legati alle riaperture delle attività, gli errori nella gestione del virus, i colpevoli ritardi dei vaccini sono lì a dimostrare l’immobilità del governo e le difficoltà in cui sono immerse le amministrazioni locali. Come si pensa che l’economia delle nostre comunità possa riprendersi dopo un anno e più di chiusure a singhiozzo? In special modo Livorno e il suo commercio stanno vivendo una crisi che appare irreversibile, dovuta al contesto presente. Ma non è solamente questo il problema: lo è anche la massiccia presenza della grande distribuzione, in un territorio ormai saturo da anni".

"La grande distribuzione ha minato e mina le fondamenta del piccolo commercio e di tutto l’indotto, che occupa una parte importantissima del tessuto cittadino. Molti negozi chiuderanno e molti posti di lavoro andranno persi e difficilmente chi rimarrà senza occupazione si inserirà di nuovo nel mondo del lavoro. Il dibattito che ha investito la nostra città e che ha visto come attori principali la politica, le associazioni di categoria e in alcuni momenti i cittadini, in merito alla vocazione turistica di Livorno, cosa ha prodotto? Assolutamente niente, sia in termini di una dovuta riqualificazione dei borghi, di una qualificata capacità attrattiva della città, dal tanto decantato restauro delle fortezze, a un utilizzo mirato del parco delle colline livornesI, alla costruzione della nuova stazione marittima e del porto turistico della Bellana, la riqualificazione del fosso reale e infine un piano del traffico adeguato e efficiente".

"E oggi, nel pieno di questa pandemia dove le attività produttive sono sotto restrizioni a seconda dei colori, non c’è niente di programmato o costruito. Solo retorica e pacche sulle spalle che non risolvono niente come i risicati ristori. Come si pensa che possa ripartire il settore che vede migliaia di lavoratori in carne e ossa stanchi e sfiduciati? Come si pensa che il pubblico possa essere realmente di aiuto per ridare nuova forza e energia al lavoro autonomo? Occorre elaborare un piano per il rilancio reale della città, non dichiarazioni declamatorie senza possibilità di realizzazione. E' qui il ruolo della pubblica amministrazione che deve creare una sinergia sia con le associazioni di categoria, ma anche e soprattutto con i cittadini. Cittadini che non possono e non devono solamente subire le linee programmatiche delle amministrazioni, ma esserne attori in un progetto nuovo di città. Livorno deve voltare pagina per il futuro della città e della provincia".