Livorno Calcio, parla Spinelli dopo il blitz all'allenamento: "Vale chi lotta"

Il presidente e lo scambio duro con alcuni giocatori dopo la sconfitta di Arezzo

Aldo Spinelli, 78 anni, alla guida del Livorno dal 1999 con alterne fortune. Dalla C1 alla serie A,  e in una stagione  anche  in coppa Uefa

Aldo Spinelli, 78 anni, alla guida del Livorno dal 1999 con alterne fortune. Dalla C1 alla serie A, e in una stagione anche in coppa Uefa

Livorno, 6 aprile 2018 - La furia di Aldo Spinelli si è abbattuta sul Livorno. Troppa l’amarezza per la sconfitta di Arezzo, che ha spinto il presidente amaranto a prendere in mano la situazione. Ma quello che doveva essere uno sfogo si è invece trasformato in una mattinata molto concitata, che ha portato all’esclusione di Mazzoni e Vantaggiato dalla lista dei partenti per Olbia.

«Ho avuto uno scambio abbastanza forte con alcuni giocatori – spiega Spinelli –, perché ritengo che nel calcio non ci sia niente di scontato e non contano i nomi. Vale chi corre, chi lotta e chi sente la responsabilità di essere vicino al traguardo, non possiamo perdere l’obiettivo per nervosismi o intemperanze come è successo ad Arezzo. Non si fanno due belle prestazioni come con Siena e Viterbese e poi perdere con Monza e Arezzo, non c’è giustificazione. Ci sentiamo appagati, ma non siamo nessuno se non corriamo e non lottiamo. Non servono grandi nomi, non servono le smanie in campo per poi prendere questi gol... Non do colpe specifiche, mi riferisco a tutta la squadra. Ho avuto un diverbio forte con alcuni giocatori...».

Con Mazzoni?

«Con lui, Vantaggiato e qualcun altro. C’è da capire se sono mentalmente a posto, altrimenti non devono giocare. Il nervosismo non fa bene, uno deve arrivare in campo sereno. Soprattutto il portiere, che è il ruolo più delicato: se non sei sereno non puoi giocare. Pulidori? Decide l’allenatore. Non discuto l’aspetto tecnico, ma quello mentale».

Ha detto questo nello spogliatoio?

«Bisogna dirsi le cose in faccia. Ognuno di noi ha delle responsabilità, dal portiere agli attaccanti. Devono essere tutti uniti, si vince e si perde in 11, non ci sono fenomeni in questa squadra come Diamanti, che volevo portare e che mi è stato impedito di prenderlo».

Ce l’ha con Pecini?

«Non voglio fare nomi. Diamanti è un ragazzo con cui si può parlare, mi è stato detto di no perché il gruppo era sano e buono. Ho visto Diamanti in questi giorni e mi sono pentito di non averlo preso, mi sarei dovuto imporre».

È per questo che non ha richiamato Pecini?

«Anche per questo. A gennaio non abbiamo rinforzato la squadra, ma l’abbiamo indebolita. Solo Diamanti avrebbe potuto fare la differenza: era partito con richieste importanti, ma si poteva arrivare a un compromesso. Mi è stato detto che questo gruppo avrebbe vinto il campionato e allora se è così forte deve vincere il campionato: tutti si sono presi un impegno».

Cosa si aspetta da Protti?

«Che faccia quello che deve fare: è stato preso perché ci sono troppi senatori e Igor è l’unico che può gestirli, ho fiducia in lui. Ma mi sono sentito in dovere di venire a sfogarmi al Coni perché la prestazione di Arezzo è stata vergognosa».