Christian Volpi, tra allenamenti e canoa: "Come mi sono preparato per tornare in mare"

L'atleta livornese, tornato in barca dopo otto mesi dal tremendo incidente, ci ha raccontato la preparazione e il duro percorso affrontato. E tra Nazionale e Olimpiadi di Parigi, l'obiettivo primario è solo uno.

Christian Volpi è tornato in canoa

Christian Volpi è tornato in canoa

Livorno, 22 gennaio 2022 - La gioia di tornare ad ‘assaggiare’ l’acqua dopo otto mesi da quel tremendo incidente, la forza di volontà per continuare a credere in un sogno che si è trasformato. Ma anche il sudore, la fatica e il duro allenamento che lo hanno portato fino a quel momento. Ogni giorno che passava per Christian Volpi era un quadrato bianco in meno da contare per toccare quella X rossa segnata sul calendario.

Lavoro, lavoro e lavoro. Senza quello si va da poche parti, ma uno come lui, lontano vuole arrivarci. Anzi, lontanissimo, a Parigi. Perché tra due anni quei cinque cerchi si illumineranno di nuovo e Christian Volpi vuole essere presente, vuole dare un senso al duro allenamento che ha fatto e che farà. Perché andare in canoa è come la bicicletta, una volta che hai imparato a pedalare, o meglio, a pagaiare, non c’è ostacolo che può fermarti. Volpi, dopo otto mesi torna in mare, come si è preparato? Ho lavorato sulla propriocezione, praticamente mi sono dovuto adattare al mio nuovo equilibrio. Ho fatto tanto potenziamento muscolare e soprattutto esercizi a corpo libero, non solo per il canottaggio ma anche per la vita quotidiana, comunque devo sfruttare le mie braccia come se fossero le mie gambe.  

È rimasto soddisfatto la reazione del suo corpo? Piacevolmente sorpreso, molto ha voluto dire la testa. Non mi sono mai buttato giù di morale, anche quando magari determinati esercizi non venivano. Se lo vuoi fare per un motivo non ti ferma niente. Quale è stata la parte più difficile? Il simulatore non sarà mai come la vita reale, non ricrea le condizioni in acqua. Equilibrio, corrente e scie, sono tutti fattori che non puoi ricreare artificialmente. La preparazione per un normodotato è basato sulla palestra e la canoa, poi esercizi come corsa e bici per il cardio. Un paratleta ha più difficoltà, dovrei entrare in un velodromo per l’handbike o in una strada vuota e non sterrata. Ho dei limiti che possono essere evidenziati, ma ne faccio anche a meno. Il mio sport rimane di base la canoa, il resto è il 30%. Ma il cardio va comunque allenato… Considera che le gare le fai n condizioni estive, i carichi della fase aerobica sono altissimi. Io mi sono preparato con il pagaiergometro cercando di fare esercizi ad alte frequenze mantenendo il ritmo cardiaco elevato. E poi, muovendomi in carrozzina tutti i giorni in realtà faccio cardio! Cosa le ha colpito del tuo rientro in acqua invece? Mi è piaciuto che il lavoro fatto in questi mesi ha dato i suoi frutti, alla fine sono dodici anni che pratico questo sport e non è una cosa che ti dimentichi da un momento all’altro. Considera che io devo compensare l’assenza di gambe con tutto il corpo e non era per niente semplice, non era facile. Però? L’unica cosa che ho notato è stato nell’ingresso in acqua, a conferma delle differenze che dicevamo, dovevo mettere la pagaia di taglio perché non riuscivo a inclinarla in maniera perfetta. È stato molto faticoso, sono sincero, però è una questione di abitudine. A livello personale mi sono sentito a mio agio, dal punto fisico qualche acciacco c’è stato, ma è tutto normale. Anche la barca immagino sia stata adattata… Certo, ognuno ha la propria disabilità e deve essere adattata in funzione di tale. La mia quando è uscita era praticamente nuda, ci siamo arrangiati creando un piano d’appoggio con del poliestere e fasciare le gambe in maniera da chiudere la catena cinetica altrimenti girerei su me stesso. Volpi, gare in programma? Punto al campionato di fondo e alle prove di selezione per la Nazionale. Vorrei vedere a chi livello sono rispetto agli altri. E in futuro, magari le Olimpiadi? Il fatto è questo. Alla base di tutto c’è la meritocrazia, mi voglio allenare in vista del 2024 però non voglio mettere le mani avanti. Non mi sento di poterlo dire in questo momento. Questo anno sarà di passaggio, mi devo adattare, l’obiettivo è quello di tornare a uno stile di vita naturale. Step by step quindi… Camminare con le protesi, avere la patente, essere autonomo. Una volta trovata la serenità e la naturalezza fisica posso pensare allo step successivo e spingere. Amo lo sport, ma prima ci sono altre esigenze primarie. Devo essere realistico, spero tra due mesi di vedermi su una protesi e anche lì ci saranno delle sofferenze e magari dei contrattempi. Diciamo che per il 2024 c’è ancora tempo.