Un addio quasi scontato, ma mai annunciato. Adesso però è ufficiale, Dario Milianti lascia ufficialmente l’Unione Sportiva Livorno 1915 e passa definitivamente alla Pro Livorno Sorgenti. A dare la notizia è stato lo stesso ex difensore amaranto che con un lungo post ha saluto la vecchia società e i suoi tifosi. Una foto prima di una partita, la sua ultima con la maglia dell’US Livorno, quella contro il Pomezia. Nel post trasuda tutto l’amore e la passione di un calciatore che, nato e cresciuto a Livorno, ha messo per vestire la maglia della propria città. L’inizio da titolare e capitano poi le noie fisiche e la quadratura trovata dalla squadra ha fatto sì che rientrasse dopo oltre sei mesi contro il Pomezia, premio concessogli dall’ex allenatore Giuseppe Angelini. Dario Milianti ha realizzato il sogno da bambino di giocare con la maglia della propria città dando l’anima in campo e fuori, lottando su ogni pallone e non solo. E anche se dal punto di vista fisico, lo abbiamo visto a Pomezia, non era al top della condizione, quei suoi due interventi, dove si è letteralmente immolato sul calciatore avversario pronto a calciare in rete, dimostra quanto attaccamento abbia avuto per l’US Livorno. Ed è proprio alla sua, bambina, che ha dedicato le ultime righe di un commovente discorso insegnandole che non si deve smettere di lottare in quel che si crede e credere nei propri mezzi e nelle proprie passioni. Perché dopo un lungo periodo di riflessione, il difensore centrale ha tolto le scarpette appese, temporaneamente, al chiodo rimettendosi in gioco nell’altra società livornese. Alla soglia dei 40 anni e con oltre 600 presenze in carriera, Dario Milianti ha deciso di continuare la sua avventura nel calcio giocato con la maglia bianco-verde-amaranto della Pro Livorno Sorgenti aggiungendo qualità e, soprattutto, esperienza mentale a una squadra che sta costruendo un organico competitivo dal punto di vista tecnico-tattico ma anche mentale. La Pro Livorno Sorgenti ha completato il reparto difensivo centrale con Falleni, Signorini e il classe 2003 Fraschi.
Filippo Ciapini