Ci ha lasciati un personaggio del vecchio calcio, quello fatto di passione e di entusiasmo. E’ mancato a Livorno dove era ricoverato Ledy Filippeschi, da tutti conosciuto con un soprannome che rievocava un grande del calcio brasiliano: Garrincha. Nessuno in verità sapeva perché gli era stato affibbiato un nomignolo di cui andava fiero. Lo ha portato via il Covid all’età di 80 anni e un altro pezzo della vecchia Rosignano non c’è più. Per la verità “Garrincha” a Rosignano non abitava più da parecchi anni. Si era stabilito a Livorno dove aveva continuato a fare quello che aveva fatto sempre: il collaboratore delle società calcistiche. Aveva cominciato nel vecchio Rosignano Solvay fine anni 60 e negli anni 70. Mettere a posto lo spogliatoio, lavare le maglie erano incombenze fondamentali e le svolgeva lui affiancando i magazzinieri. Ma era bravo anche a scovare talenti, a capire se un giovane aveva la stoffa. Con l’arrivo di Carlo Mantovani alla presidenza del Livorno nel 1990 Ledy collaborò con la società amaranto. Passione e lavoro al servizio del settore giovanile anche nell’accompagnare al campo di allenamento e riportare a casa i ragazzini che non abitavano in città. Era amico di tutti “Garrincha”. Ragazzi, allenatori, dirigenti e genitori. Negli ultimi anni ha continuato quella che era la sua vita al Picchi Livorno. Non pensava certo che a portarlo via sarebbe stato il maledetto virus che ha complicato irrimediabilmente il suo quadro clinico. A Rosignano è stato al seguito della prima squadra e delle giovanili in molte giornate storiche come la vittoria nella Coppa Italia Dilettanti a Santa Marinella nel 1985 o nella conquista del tricolore dei Giovanissimi nel 1987. “Garrincha” ci metteva l’entusiasmo, senza calcoli, senza accusare la fatica. Come si faceva in un calcio che era passione. Un calcio che non c’è più.
e. sa.