Livorno, a tutto Fontanelli: "Qui capisci davvero che conta più la squadra del singolo"

Il portiere classe 1996 ha parlato della prima parte di stagione in maglia amaranto. Dalla speranza di essere chiamato alle supersfide in allenamento con Vantaggiato

Il portiere Andrea Fontanelli

Il portiere Andrea Fontanelli

Livorno, 29 gennaio 2022 - Il ruolo del portiere è sicuramente il più delicato. Si ricordano praticamente i rigori parati e gli errori, difficilmente le grandi parate che si compiono nell’arco della stagione. Bisogna essere concentrati per tutti e novanta i minuti perché, anche un unico tiro a tempo scaduto può essere fatale. E soprattutto bisogna entrare sempre in mentalità da titolare anche quando si è a urlare dalla panchina. In particolare quando si veste una maglia, quella del Livorno, dove l’interesse della squadra viene prima dei bisogni singoli. Tornare a casa stanchi e contenti dopo un allenamento, l’emozione per essere il primo portiere ad aver esordito nella nuova storia del nuovo Livorno, gioire per un rigore parato al Picchi, la concorrenza con due super portieri come Mazzoni e Pulidori. Ecco Andrea Fontanelli è questo. È l’esempio perfetto di qualità, gruppo e mentalità perfettamente bilanciati. E a Livorno, servono proprio calciatori così. Fontanelli, un bilancio su questa prima parte? Abbiamo visto che niente era scontato, la squadra è forte però non possiamo adagiarci su questa cosa. Vincere non è mai facile, soprattutto quando è il tuo primo obiettivo. Tutto il resto viene dopo, anche quelli personali. Noi però compatti e uniti arriveremo in fondo. Stiamo rispettando le attese, abbiamo passato un periodo di difficoltà ma ci può stare. Vediamo di tornare il prima possibile perché allenarsi così senza poter giocare non è semplice per nessuno. C’è pressione quando si veste questa maglia? Giocare a Livorno è una cosa bellissima, quando giochiamo in casa siamo in 12, in trasferta ancora di più. Il calcio è questo, la città è l’essenza di questo sport. Come è andato il suo primo giorno? Quando ho visto che Toccafondi aveva preso il Livorno ci ho sperato fin da subito. Delle loro gestioni precedenti ne hanno chiamati tre o quattro, mi ricordo che chiamarono prima Gargiulo e con Giampà incrociavamo le dita insieme per venire. Lei è il primo portiere ad aver esordito nella nuova gestione, che emozioni si vive? Già dalla prima amichevole a Rosignano ho pensato soltanto a due parole: Tanta Roba. Non sapevo cosa aspettarmi, gli inizi non sono mai semplici. Secondo me a Castelfiorentino abbiamo aperto la strada. In Coppa Italia ha parato anche un rigore… Sognavo di pararlo al Picchi, prima o poi succederà anche sotto la Nord. I tiri dagli undici metri sono un mio pallino, studio sempre gli attaccanti. Anche Sciapi del Perignano sapevo dove lo avrebbe tirato, ci conosciamo entrambi. Ci sono un paio di trucchi che sto imparando… e che non svelerò (ride ndr). In quella partita lei entrò a gara in corso... Devi vivere tutte le partite come se tu giocassi titolare, così non ti cambia niente. Devi essere sempre pronto. Come la vive questa concorrenza? Bene. Siamo un bel gruppo, preparatore compreso. Io e Guido siamo giovani e il dualismo fa bene alla nostra crescita. Luca è una categoria a parte, vedere quello che ha fatto qua ti mette quasi in soggezione. Cosa vi dice Mazzoni? Anche senza parlare è una figura importante. Interviene in alcune situazioni, ci corregge, ci aiuta e ci dà consigli. Penso sia una cosa bella, la sua carriera parla per lui. Lei ha una percezione diversa dello stadio, prima vuoto poi pieno... È strano, però quando tocchi il verde e senti il fischio non senti più nulla. Conta la partita. Cosa le ha sorpreso di tutto questo? Livorno ha un assetto organizzativo e di ambiente che è da serie A. Per tutto, dallo stadio alla gente fino allo staff. Mi ricordo un dato che diceva che la nostra gente è tra le prime tifoserie in Toscana per affluenza. Lei arriva agli allenamenti con Ghinassi, Giampà e Gargiulo, cosa succede in quella macchina? È una gran macchinata (Ride ndr) che parte all’alba perché Ghinassi abita veramente lontano. Con loro ho un rapporto particolare, ci frequentiamo anche oltre il calcio. È bello anche condividere queste cose insieme, spesso mangiamo qua a Livorno altre volte si fermano da me. Nei vostri allenamenti c’è grande intensità… Io mi allenerei anche la notte, spesso con Vantaggiato rimaniamo e facciamo le supersfide. Se non torno a casa stanco non sono contento, credo fortemente in questo. È l’unica medicina che conosco per andare avanti. L’allenamento è lo specchio della partita, questo mi capita di dirlo anche ai più giovani. Ha detto le supersfide? Dieci tiri dal limite, se fa più di quattro gol vince lui. Ogni giorno lo massacro, ha una potenza impressionante, però gli rendo la vita dura.

Immagino che chi vince poi esulta poco... Esatto! Spesso mettiamo qualcosa in palio quindi anche lui si impegna. Sono quelle cose che fanno gruppo e allo stesso tempo ti migliorano, vivere anche piccole cose come queste sono proprio belle.