Giampà: "Giocare nel Livorno mi ha cambiato la vita"

Il difensore ha fatto un bilancio di questi primi sei in maglia amaranto. Dai cori cantati assieme ai tifosi fino alle energie positive che emanano Luci e Protti

Giampà in azione (Novi)

Giampà in azione (Novi)

Livorno 9 gennaio 2022, Tra certezze e sorprese, un fiorentino che arriva a Livorno e se ne innamora. Stiamo parlando di Elia Giampà, arrivato questa estate dal Prato e titolare inamovibile della retroguardia amaranto. Il difensore 23enne si è conquistato il suo spazio a suon di prestazioni e, assieme a Ghinassi, mattoncino dopo mattoncino hanno costruito una fortezza invalicabile per gli avversari. È stato lui a chiamare il presidente Toccafondi per vestire la maglia e cominciare con un graduale processo di amore per Livorno e i suoi tifosi. Le energie positive, la magia, cantare sotto la pioggia i cori con la Curva dopo la battaglia nel fango di Ponsacco. E ancora Protti, Luci e i magazzinieri. Livorno si vede dalle piccole cose e ce lo ha raccontato con la passione di chi ha capito davvero cosa significhi indossare l’amaranto.

Giampà, come sono andati questi primi sei mesi in maglia amaranto? "Stiamo rispettando le aspettative e non era facile, abbiamo una rosa di qualità e anche i giovani stanno maturando velocemente".

Ha soltanto 23 anni ma un grande bagaglio di esperienza, in cosa è migliorato a Livorno? "In tutto. Avevo paura che scendendo di categoria qualcosa avrei perso e invece no. L’attenzione durante le partite è dieci volte maggiore rispetto a qualsiasi altra squadra proprio perché indossi una maglia del genere. Chi viene qua fa la partita della vita, arrivi a Livorno e dai l’anima, come facciamo noi del resto".

La sua reazione quando ha ricevuto la chiamata da Toccafondi? "In realtà mi sono proposto io perché l’importanza di questa piazza non si discute, volevo tanto venire qua e il presidente mi confidò che comunque rientravo nei piani. Qua sono passato da provare a fare calcio a giocarci veramente, ho giocato in tante squadre importanti ma una sensazione del genere non l’ho mai avuta".

C’era qualcosa che si aspettava, ma che non si sarebbe mai immaginato? "L’organizzazione dello spogliatoio. I magazzinieri ti mettono a disposizione veramente tutto, ti rendi conto che è qualcosa di diverso. E il seguito dei tifosi. Sappiamo tutti la passione della Curva, ma quando vedi i ragazzi in trasferta capisci che tifare il Livorno è proprio una fede. Io faccio molto caso a queste cose e qua è un qualcosa che va oltre al calcio, è speciale. Sei a Ponsacco sotto il diluvio universale e vedi mille persone, in trasferta è più bello perché le senti lì vicino, sembravano in diecimila. E poi c’è un’altra cosa…"

Cioè? "Avere figure come Protti, Mazzoni e Vantaggiato. Capisci davvero dove sei, io vengo da Firenze e sia per età che per città di provenienza purtroppo non li ho potuti vivere, diciamo stavo iniziando a vedere il calcio. Nonostante non abbia la percezione che avete voi mi rendo conto e sento di trovarmi di fronte a una presenza particolare. Io faccio molto caso alle energie che trasmette una persona, quando è intorno ti responsabilizza. Per me Protti è come se fosse Antognoni o Baggio per la Fiorentina, poi è una persona straordinaria, di un’umiltà pazzesca".

Secondo lei quale è stata la svolta del campionato? "Dopo la gara contro il Piombino, eravamo sotto pressione e abbiamo trasformato una partita molto difficile in quella più facile. Ci ha dato serenità e abbiamo fatto cinque partite in maniera perfetta senza mai soffrire".

E invece quella del reparto? "Nel nostro momento peggiore ho sentito la nostra solidità e dico quindi dopo il gol subito con la Colligiana. Eravamo in bilico e c’erano tante voci di mercato e non solo. Quando abbiamo subito la rete ci siamo guardati e con lo sguardo ci siamo detti ‘Adesso se non ci rialziamo noi cadiamo’. Alla fine poi non abbiamo sbagliato niente applicando un nuovo sistema di difendere alla perfezione. Con Ghinassi poi ho legato anche fuori dal campo, c’è grande stima reciproca e non è scontato. Ho accusato molto il fatto di non conoscere nessuno, eravamo tutti nuovi. Quando trovi poi i meccanismi ne giovano tutti".

A Ponsacco poi l’abbraccio con i tifosi… "È stato bello perché è stato improvvisato, non è stato parte di un rito ma lo è diventato. Non era scontato. Si è unito il sacrificio dei tifosi di venire a Ponsacco a quello nostro in campo. Noi spontaneamente siamo andati da loro, la magia di Livorno è venuta fuori. Praticamente ci siamo abbracciati con loro".

Giampà, questa è Livorno… "Mi aspettavo di trovare una piazza calda, ma non così. Quando giochiamo sembriamo noi i tifosi, ce lo hanno trasmesso loro. Garra, ricerca del contatto. È un qualcosa che ti contagia. Non avrei mai pensato di mettermi lì a cantare con loro perché il calcio purtroppo l’ho sempre vissuto proprio da tifoso e soprattutto di un’altra maglia perché sono di Firenze. Questa cosa non me la sarei mai aspettata, mettere il Livorno prima del resto".

Come vive la competitività in squadra? "Solitamente uno pensa alla propria carriera, ma qui si percepisce invece il collettivo. Ognuno di noi mette l’amaranto prima di sé stesso. Abbiamo tutti sposato la causa e l’obiettivo è riportare il Livorno dove merita. Come dice il mister, non fai panchina in Eccellenza, ma nel Livorno. Poi chiaramente conta giocare, ma qui lo viviamo veramente così. Basta vincere, per questo so che non ci saranno problemi".

Basta soltanto un nome, Luci… "Non è un caso che queste persone facciano carriere del genere. Un’umiltà pazzesca ascolta me che non sa magari neppure il mio nome. Questo è un professionisti. E poi corre più di tutti gli altri, quando ti dà indicazioni te le dà con estrema calma. Uno che era titolare in serie C si è messo al nostro pari. Questa è la forza di tutti i campioni che abbiamo è proprio questa. Sono super curioso e super carico di giocarci insieme e spero di sfruttare questo treno perché è veramente una bella opportunità. Voglio crescere con questa maglia, a prescindere è un’esperienza che mi ha cambiato la vita".