
Ponte di Calafuria (Foto Novi)
Livorno, 1 agosto 2024 – Un salto nel vuoto dal ponte di Calafuria: venti metri fino allo specchio di mare sottostante.
Una tentazione irresistibile per gli appassionati dei tuffi da brivido che emulano le gesta di coloro che praticano il ’cliff diving’, uno sport estremo che consiste nel lanciarsi in mare da alte scogliere. Solitamente si tratta di un tuffo da un’altezza media di 26 metri.
Questo rito adrenalina ogni anno o quasi, fa proseliti, tra gli applausi o la disapprovazione di chi assiste alle loro performance ad elevatissimo rischio, come è successo nell’ultimo fine settimana quando la scogliera e la spiaggia sottostante a Calafuria erano gremite di bagnanti che hanno assistito a più di un tuffo dalla cime del ponte. Qualcuno ha filmano uno dei tuffatori e il filmato è diventato virale. Non è perciò passato inosservato alle autorità locali: in particolare la polizia municipale che, come riferisce il Comune "da martedì le pattuglie della polizia municipale e hanno iniziato ad effettuare controlli specifici". Ma al momento non sono emersi altri episodi. Allo stesso tempio il Comune ha scritto ad Anas e Prefetto per sollecitare interventi. Anas da parte sua, competente per il ponte attraversato dalla statale Aurelia, sta "analizzando la situazione" e valutando "il da farsi". Intanto i precedenti non mancano: nell’agosto 2021 dei giovani avventati si sono tuffati in mare lanciandosi dalle impalcature sottostanti in ponte, montate per i lavori di manutenzione in corso all’epoca. Addirittura nell’estate 2007, 2012, 2013 altri tuffi fa brivido. Insomma andando i ritroso i casi sono numerosi. Quasi ogni estate il rituale del ’tuffo della morte’ viene puntualmente celebrato.
Proprio in questi giorni, Fabrizio Torsi presidente della Associazione Aps Livorno, sta lanciando appelli sui social invocando il senso di responsabilità dei giovani che vogliono fare tuffi dalle nostre scogliere. Torsi è paraplegico in seguito ad un incidente stradale capitatogli nell’agosto 1984.
"Chi vuole tuffarsi è libero di farlo, non sono certo io a dirgli che non lo deve fare. Però sappia che esiste il rischio di procurarsi una lesione midollare cervicale in caso di tuffo in acque basse, o acque sconosciute. – spiega Torsi – Basta poco per procurarsi questa lesione, che comporta la paralisi sia delle braccia sia delle gambe, un viaggio senza ritorno, una condanna senza appello alla tetra persi. Appurato che questo è il rischio che si corre se ci si lancia in acque sconosciute, o basse, auspico che gli amanti del tuffo con o senza brividi usino la testa nel modo giusto, non per sbatterla...contro gli scogli".