Livorno, 14 dicembre 2024 – Una scalata di 12 tappe in 15 giorni per raggiungere l’Everest Base Camp a 5363 metri di altitudine. Partenza il 21 dicembre. Giulia Fraschi, Art Director di Metodoadv, ha deciso di affrontare questo viaggio e la sua azienda l’ha voluta sostenere in tutto e per tutto, sponsorizzandola e raccontando la sua avventura. Metodo con il progetto «Metodo EBC», oltre a sostenere una dei suoi membri, vuole mostrarsi a Livorno, dove sono in pochi a conoscerla nonostante sia un’azienda leader nel marketing e comunicazione B2B in della meccanica riconosciuta a livello internazionale, con uno staff di 23 persone da tutta Italia. Ieri negli uffici di Metodoadv in via degli Uffizi del Grano il fondatore di Metodo Alberto Feira Chios e la protagonista Giulia Fraschi hanno raccontato come si svolgerà il viaggio.
«Giulia è particolarmente dedita alle sfide personali e quando ci ha proposto questa avventura volevamo essere con lei – ha dichiarato Feira Chios - Abbiamo predisposto dei contenuti online per raccontare la preparazione e tutte le tappe di questo bellissimo viaggio. Abbiamo voluto cogliere l’occasione per far conoscere alla città questa azienda che è molto famosa all’estero ma non ha mercato a Livorno, una città in cui è facile vivere ma in cui non è così scontato fare un’attività di questo tipo. Il nostro obiettivo è dare le basi per spiccare il volo, così come Giulia raggiungerà la base da cui partono gli alpinismi. La creatività è un talento che va allenato e noi diamo un Metodo e una strategia per raggiungere dei risultati di business importanti. Giulia ha 32 anni, lavora a Metodoadv da un anno e mezzo e si dedica a vari sport come voga (nell’OvoSodo) e Shaolin, un’arte marziale che si basa sulla respirazione, tutte attività che le permettono di affrontare la scalata con fiducia: «E’ un trekking che richiede una preparazione particolare, anche perché avviene in uno dei periodi peggiori dell’anno dal punto di vista metereologico. Ogni tappa prevede un periodo di ambientazione per abituarsi alla rarefazione dell’aria. Non so ancora quante persone affronteranno insieme a me questo viaggio, lo scoprirò solo una volta atterrata alla partenza della scalata. Sarò accompagnata da un membro della popolazione locale, gli Sherpa. Questo popolo ha una composizione sanguigna che permette loro di scalare e portare pesi importanti per tutta la vita. Gli Sherpa esigono rispetto per le loro usanze e i loro territori. Il rischio maggiore del viaggio è il mal di montagna, che ha dei sintomi che se pesanti impediscono di continuare la scalata. Arriveremo se tutto va bene al Base Camp il nono giorno e da lì raggiungeremo il punto più alto raggiungibile per chi non ha permessi concessi solo ad alpinisti esperti e guide. Ho fatto esperienze di trekking solo in Italia e questa sarà per me la sfida più grande. Una notte mi sono sognata sull’Everest e ho pensato subito a coinvolgere la mia azienda, dapprima volevo al massimo una sponsorizzazione e poi è nato tutto questo. Quest’esperienza è un modo per poter unire tante persone, lavorando insieme ai colleghi per qualcosa che esula dal normale lavoro, per questo li ringrazio moltissimo».