Truffati dopo l'eredità milionaria, ora non riescono a pagare l'affitto

Illusi dalle rendite facili, "soffiati" a madre e figlio un milione di euro. La Finanza indaga padre e figlio e sequestra 19 immobili

Guardia di finanza di Livorno

Guardia di finanza di Livorno

Livorno, 20 luglio 2017 - Una truffa architettata alla perfezione ma che è stata scoperta e ricostruita dalla sezione di pg della Guardia di finanza di Livorno. Un milione di euro sottratti a madre e figlio da parte di due uomini (padre e figlio) originari di Avellino, accusati di truffa aggravata e riciclaggio di capitali illeciti. Nei loro confronti sono stati disposti sequestri preventivi di beni mobili e immobili in base a un decreto emesso dal Gip del Tribunale di Livorno, Marco Sacquegna.

Le indagini sono state dirette dal sostituto procuratore Massimo Mannucci e hanno avuto origine dalla denuncia presentata nella primavera del 2016 da due persone di Livorno, rispettivamente madre (invalida civile al 100%) e figlio, alle quali è stato sottratto, in più occasioni con artifici e raggiri, circa 1 milione di euro, parte di una consistente eredità proveniente dal Marocco e ricevuta nel 2014, dopo la morte di un parente.

Attraverso un conoscente, le vittime della truffa vennero avvicinate nell'ottobre del 2014 da uno degli indagati (il padre, A.A., 58 anni), presentatosi come titolare di una società romana operante nel settore del factoring (operazioni finanziarie); allettati da facili guadagni, le vittime affidarono una prima tranche dell’eredità, pari a 30mila euro, alla società romana dietro la promessa di una rendita, che effettivamente percepivano, da aprile a ottobre 2015, per 210 euro al mese.

Madre e figlia erano contente: i soldi arrivavano davvero. Quindi via con la seconda parte di eredità (430mila euro) affidata in quattro assegni ai truffatori con la rendita salita a 3.133 euro al mese. Soldi facili, che bellezza: a febbraio 2016 madre e figlio decisero di aumentare ancora la posta, affidando alla società altri assegni per 397mila euro, disinvestendo peraltro il capitale impiegato per l’acquisto di obbligazioni presso un istituto di credito e giungendo, quindi, alla consegna complessiva di 977mila euro.

 Dopo questa ultima tranche, dal mese di marzo 2016, la favola finisce: l'intermediario sparisce, la rendita non si vede più. Alle vittime arriva un messaggio di auguri pasquali dal truffatore, ritratto con la famiglia durante un brindisi in un rifugio di montagna.

Le investigazioni di polizia giudiziaria hanno confermato l’ipotesi della truffa aggravata, atteso che nessuna somma di denaro ricevuta è stata di fatto impiegata in investimenti o operazioni finanziarie nell’interesse dei clienti. Il fatto è stato commesso, inoltre, nei confronti di persone offese in precarie condizioni economiche, amplificando oltremodo il danno, posto che ora sono persino morosi nel pagamento dell'affitto.

Nel frattempo le vittime della truffa sono state riavvicinate dall'uomo, che aveva saputo delle indagini a suo carico. Fatto sta che madre e figlio hanno deciso di rimettere la querela dopo la promessa di riavere indietro, a rate, le somme ricevute, ma per il gip non importa: l'indagine va avanti. 

Il figlio di A.A., 27 anni, è indagato per riciclaggio perché il padre gli aveva girato le somme intascate, cercando di rendere più difficile la ricostruzione della provenienza del denaro. Del denaro ricevuto, è risultato che il figlio ha reso al padre circa 120mila euro, ha acquistato 2 kg in lingotti d’oro puro per un valore di circa 80mila euro, ha effettuato numerosi giroconti e disposizioni verso società a lui riconducibili, di cui circa 350mila euro a favore di un soggetto giuridico con sede ad Anzio operante nel settore della compravendita immobiliare (con volume d’affari di circa 30 mila euro). Tra il mese di luglio 2016 ed il marzo 2017 risultano, inoltre, pagamenti verosimilmente destinati all’acquisto di unità immobiliari.

Per questo sono state sottoposte a sequestro 19 unità immobiliari (di cui 10 appartamenti, 7 garage e 2 negozi) e 8 terreni, ubicati prevalentemente in provincia di Avellino, oltre che a Napoli e Caserta, fino all’importo di 947mila euro. Contestualmente, sono state eseguite perquisizioni domiciliari presso la residenza degli indagati e delle società loro riconducibili.