L'Asl: "Accertamenti sul medico del carcere che ha fatto vaccinare in anticipo la moglie"

Livorno, la direzione aziendale ha dato mandato agli uffici competenti di acquisire tutti gli elementi utili

Vaccino Moderna (archivio)

Vaccino Moderna (archivio)

Livorno, 14 aprile 2021 - In relazione al caso del medico responsabile della sanità penitenziaria del carcere di Livorno che avrebbe fatto somministrare il vaccino anticovid in anticipo la moglie, la Asl Toscana Nord Ovest "conferma che è stata avviata un'indagine specifica per ricostruire l'accaduto e individuare eventuali responsabilità. Una volta accertati fatti, verranno valutati gli eventuali e conseguenti provvedimenti disciplinari previsti, salvo ogni altra valutazione". La direzione aziendale, che segue personalmente il caso, "ha dato mandato agli uffici competenti di acquisire tutti gli elementi utili e, tenendo conto della giusta attenzione dell'opinione pubblica su questo tipo di accadimenti, formulare un parere il più rigoroso possibile".

LA VICENDA - Avrebbe fatto vaccinare, in anticipo, la moglie con una dose di Moderna in occasione della somministrazione delle dosi al personale penitenziario, che rientra nelle categorie fragili. È l'accusa nei confronti del medico del carcere livornese de Le Sughere, contenuta in due email anonime, che mostrerebbero i consensi informati firmati dall'uomo e dalla moglie prima della vaccinazione. L'Asl Toscana nord ovest ha aperto un'indagine interna sul direttore del presidio sanitario del penitenziario. Le due email sono state inviate a numerosi indirizzi, tra i quali il direttore de Le Sughere Carlo Mazzerbo, la catena di comando della polizia penitenziaria, il garante dei detenuti livornese Marco Solimano e la direttrice generale dell'Asl Maria Letizia Casani. In una email si preciserebbe che la vaccinazione della donna sarebbe avvenuta all'esterno del carcere. Il direttore dell'istituto penitenziario conferma al quotidiano che «il fatto è accaduto e ci sono accertamenti da parte dell'Asl. Per quanto ci riguarda, è accertato che la donna non è entrata. L'Asl è un'azienda autonoma, noi non interferiamo con l'organizzazione sanitaria, quindi su questo non ho competenza. Mi spiace per questo episodio».

IL GARANTE DEI DETENUTI - Una richiesta di chiarimenti al provveditorato dell'amministrazione penitenziaria per la Toscana e alla direzione generale del servizio sanitario regionale: è quanto si appresta a chiedere il garante dei detenuti della Toscana Giuseppe Fanfani per far "piena luce" sulla presunta vaccinazione della moglie del medico del carcere livornese Le Sughere. "Se confermato - afferma - sarebbe un atto di malcostume di rilevante gravità sotto il profilo etico" e avrebbe anche una "rilevanza penalistica in relazione alla quale si attende la valutazione della magistratura competente". Fanfani intende, avendone "pieno titolo", verificare se la dose sia stata sottratta a quelle da destinare ai detenuti verso i quali "ho un dovere giuridico di tutela".