Il figlio autistico ha la febbre a 40. Ma il pediatra rifiuta la visita a casa

Il padre chiama i carabinieri e il medico cancella il bimbo dai pazienti

Medico (foto di repertorio)

Medico (foto di repertorio)

Livorno, 31 gennaio 2018 -  Come accade ormai da anni, con l’esplosione dell’epidemia influenzale, arrivano anche le polemiche. Riguardano i medici pediatri di libera scelta, ovvero i pediatri di famiglia. Per prassi consolidata visitano i bambini quasi esclusivamente in ambulatorio. E solo in casi eccezionali lo fanno a domicilio. Parecchie volte i genitori in ansia, davanti ai sintomi più marcati che manifestano di figli, febbre elevata e difficoltà respiratorie, oppure disidratazione per diarrea e vomito persistenti, ricorrono al pronto soccorso. Se poi il bambino ha un particolare handicap, come l’autismo, la situazione si complica. È accaduto nel caso segnalato da un genitore e ai media locali.

«Abbiamo un bimbo di 4 anni affetto da autismo – ci hanno detto i genitori del piccolo, babbo operaio e mamma casalinga – più altri due». «Il 26 gennaio nostro figlio ha accusato malessere con forte febbre fino a 40 gradi, inappetenza, convulsioni tali da dover subito avvisare il pediatra, per valutare se portarlo in ospedale. Mia moglie l’ha chiamato e gli ha chiesto se lo poteva visitare a casa prima di decidere cosa fare. Il pediatra ha risposto che non era possibile perché oberato di lavoro a causa dell’epidemia influenzale diffusa in zona. Ha prescritto, senza ricetta, un farmaco: Nurofen sciroppo». Così il padre si è recato in farmacia per acquistare il medicinale.

«Ma il pomeriggio del 26 gennaio – ha insistito il babbo – il bimbo non migliorava, così ho richiamato il pediatra. Gli ho anche riferito che non riuscivamo a dare lo sciroppo al bambino, perché è iperattivo e non facilmente gestibile, per cui ho sollecitato la visita a domicilio, ma nulla...». A questo punto la situazione è precipitata. «Ho comunicato al pediatra che avrei chiamato i carabinieri e l’ho fatto – ha affermato il genitore –. Ma non per sporgere denuncia, solo per chiedere un aiuto. Ero preoccupato e mi sentivo impotente davanti alle sofferenze di mio figlio. In certi frangenti l’ansia prende il sopravvento. La nostra situazione non è certo facile».

«Nostro figlio ha difficoltà a deglutire e a comunicare – ha continuato il babbo – . Così forzandolo, mentre si divincolava, abbiamo provato a somministrargli lo sciroppo. Dopodiché lunedì abbiamo preso appuntamento in ambulatorio dove il pediatra ha visitato nostro figlio, che aveva ancora la febbre, e la sorellina lo stesso ammalata. Alla fine ci ha congedato e ci ha annunciato che non intendeva più seguire i miei figli. Ho provato a riconciliarmi con lui, ma non ha sentito ragioni rinfacciandomi che avevo infranto il rapporto di fiducia. Così ora siamo senza pediatra».