Bioraffineria, «Non ci sarà inquinamento»

Eni spiega il progetto, i dubbi dei sindaci Salvetti e Antolini, dell’opposizione e dei cittadini. «Ci saranno 200 posti di lavoro»

Il sindaco di Livorno  Luca Salvetti ha chiesto garanzie sul progetto Eni

Il sindaco di Livorno Luca Salvetti ha chiesto garanzie sul progetto Eni

Livorno, 16 ottobre 2019 - «Allo stato attuale non abbiamo un business plan, né sappiamo se sia economicamente sostenibile il progetto di impianto per la produzione di bio metanolo dentro la raffineria di Livorno». Questa è la risposta che ha dato ieri Eni all’incontro di eri al circlo Eni a Livirno con i sindaci e i consiglieri comunali di Livorno e Collesalvetti. Perché «oltre alla fattibilità, sostenibilità economica - ha precisato Eni - noi dovremmo avere anche l’assenso delle istituzioni locali e delle popolazioni». Facile a dirsi, più difficile da ottenere. Lo ha fatto capire Andrea Romiti capogruppo a Livorno di Fratelli d’Italia. «Il 5 luglio il governatore della Toscana Enrico Rossi ha annunciato il nuovo piano rifiuti regionale che si legherà al progetto Eni di bioraffineria a Livorno. I sindaci di Livorno e Collesalvetti espressione del Pd si sono chiesti e si chiedono ancora oggi di cosa si tratti. Rossi probabilmente sa tutto già 5 luglio. Noi qui oggi (ieri, ndr) ne veniamo a conoscenza solo ora. A mio parere è stato già deciso tutto. Fateci vedere il piano industriale. Eni ha replicato così. «Eni non fa politica. Per il progetto dell’impianto che produrrà bio metanolo, siamo ancora allo studio di fattibilità iniziato 8 mesi fa, sostenibilità economica e ambientale e dovrà rispettare i processi partecipativi con istituzioni e cittadini«.

È toccato a Paolo Fiaschi responsabile studio di fattibilità di Eni, far capire cosa sarà questo nuovo impianto. «Il progetto che stiamo pensando per Livorno punta alla produzione di bio metanolo. Non sarà un inceneritore, ma un gassificatore che prevede una combustione parziale. Produrrà un tasso di inquinamento bassissimo. Emetterà 250 mila t. di CO2 purissima l’anno, che in parte è vendibile per un riuso industriale. Sarà alimentato con plasmix (derivato del plastiche non riciclabili) e css (ecoballe) per produrre bio metanolo». I residui di questo ciclo industriale «è un vetrificato inerte sul fondo dell’impianto - ha precisato Fiaschi - sotto forma di palline». Ma la materia prima, i rifiuti, dei territori di Livorno e Colle, non basteranno per sfamare questo impianto. «Ne serviranno anche altri come quelli della piana Fiorentina - ha proseguito Fiaschi - che rappresenteranno il 70% di quelli che arriveranno su rotaia. Il 30% su camion, ma saranno solo plastiche provenienti dagli impianti Revet di Pontedera«. Investimento? «250 milioni di Eni. - ha sottolineato Fiaschi - serviranno 200 operai in 2 anni per farlo - ha aggiunto Fiaschi - e a regime impiegherà 60 persone circa». Il sindaco di Livorno, Salvetti, ha allora chiesto: «Impianti del genere esistono nel modo?. Fiaschi ha risposto: «Esistono già tre tipologie di apparati tecnologici standardizzati che noi per la prima volta fonderemo nel gassificstore».