Boom astensionismo Non votano in 13mila

Calo in città dell’affluenza alle urne del 10% rispetto alle elezioni 2018 . Partecipazione non oltre il 66%. Dato locale peggiore rispetto al nazionale

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La giornata post elettorale a Livorno sarà ricordata non solo per la clamorosa battaglia dei collegi uninomminali di Camera e Senato con Tenerini e Potenti, a discapito dei candidati della coalizione di centrosinistra, Romano e Marcucci. Determinanti sono stati gli scrutini di tutta la provincia ad affossare i candidati dem, nonostante l’aver prevalso nel centro cittadino (seppur di misura). Ma si sa, la Toscana e Livorno come zoccolo duro della ’Zona Rossa’ teorizzata da Diamanti appartengono ormai ad un lontano ricordo. Segno anche del profondo cambiamento del processo che contraddistingue l’espressione del diritto di voto. Appare evidente la difficoltà dei partiti (soprattutto di centrosinistra) di rafforzare il loro radicamento sul territorio, purtroppo figlio di un crescente distacco e progressivo disinteresse dell’elettorato labronico verso la politica local e non solo. Il dato nazionale sull’astensionismo non dà spazio ad interpretazioni. Rispetto alla precedente tornata elettorale, ha votato l’8% in meno degli aventi diritto, raggiungendo la soglia minima del 64%.

Ma a Livorno, piove sul bagnato: in termini di partecipazione attiva, la città fa persino peggio del dato nazionale, segnando un -10% di persone che si sono recate alle urne rispetto a quattro anni e mezo fa. Alcuni numeri crudi: nel 2018 (dati ufficiali del Ministero dell’interno) a Livorno, per la Camera, hanno votato 95.101 su più di cento mila elettori, con l’affluenza attestatasi al 76%. Nella giornata di ieri, hanno adempiuto al loro dovere civico 82.897 elettori, ovvero il 66% dei votanti. Tradotto brutalmente: considerando la popolazione attuale di 150mila unità, una stima approssimativa suggerisce che un elettore su dodici ha preferito rimanere a casa, fare altro o non interessarsi a quello che dovrebbe essere il momento massimo di partecipazione collettiva, certamente simbolo di una democrazia rappresentativa che gode di ottima salute.

Francesco Ingardia