Colorati, con musica e slogan, felici finalmente di ritrovarsi tutti insieme dopo due anni di pandemia, anche gli studenti di Livorno hanno manifestato per chiedere "una scuola dove imparare e socializzare, dove includere gli alunni disabili, dove le aule non siano gabbie per polli. Una scuola dove dare un supporto psicologico a chi soffre gli effetti dell’isolamento per l’emergenza covid e dove studiare senza essere costretti a rischiare la vita per l’alternanza scuola-lavoro". Il serpentone degli studenti ha raggiunto piazza del Comune dove tutti si sono seduti a terra, bloccando il traffico, per esprimersi in un susseguirsi di interventi. Una ragazza ha preso il microfono: "Non è ammissibile che per il solo fatto che abbiamo protestato ci si debba aspettare che arrivino le forze dell’ordine con i manganelli, come è accaduto a Roma e Torino". Dalle sue parole si capisce che brucia ancora la ferita dell’arrivo in via della Bassata venerdì scorso delle forze dell’ordine per scongiurare l’occupazione. Clelia Nicotra del Liceo Enriques II indirizzo internazionale, ci ha spiegato il motivo che l’ha spinta a scioperare: "L’ho fatto perché lo Stato non investe nella scuola. L’ho fatto perché il liceo Enriques, che un tempo era una scuola che eccelleva per le condizioni della sua sede di via della Bassata, non è più la stessa. L’ho vissuto di persona: una mattina in bagno mi è caduto addosso l’intonaco venuto giù dal soffitto". Sul ‘ptco’ (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) o alternanza scuola-lavoro ha commentato: "Non ha senso. Conosco un ragazzo di terza mandato in Sicilia per la ‘ptco’ in uno scavo archeologico perché servivano braccia...". Patrizia Nesti di Unicobas ha sottolineato parlando agli studenti: "Lo Stato dovrebbe destinare alla scuola le risorse che spende per le forze armate". Dello stesso avviso Caterina Lussomanno del liceo Niccolini Palli e membro del ...
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