"Fatti gravi, dobbiamo riflettere"

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"Sono un amministratore pubblico, ma prima ancora sono una persona – commenta la sindaca di campiglia Alberta Ticciati – una donna e anche una mamma. Vivo sulla mia pelle talvolta il senso di inadeguatezza, il senso di colpa, la frustrazione e la paura soprattutto per mia figlia. Vedo quanto sia difficile la nostra società e quanto sia complicato e delicato crescere un figlioa. Ma non ci sono alibi. Non ci sono scuse. Non ci sono giustificazioni possibili. Un ragazzino aggredito, picchiato, offeso, umiliato per il suo credo religioso. Apostrofato, deriso e assalito dagli sputi di due quasi adolescenti. Mi dispiace per la crudezza della descrizione, ma niente di paragonabile rispetto a quello che quel ragazzino si porterà dentro per sempre".

"Quanto accaduto – continua Ticciati – deve interrogare le istituzioni, ma anche le famiglie, ed i cittadini tutti, sugli strumenti che si utilizzano, sui messaggi che si veicolano, sui progetti educativi che si fanno. E nelle nostre scuole quel progetti sono tanti e di valore. Episodi come questo lasciano tanto scoramento e tanta amarezza, ma allo stesso tempo la necessità di impegnarsi di più su questi temi che fondano una società civile. Un impegno, quello di questa Amministrazione, a stigmatizzare, ma anche approfondire per non banalizzare, ma continuare a avanzare, ogni giorno un pezzettino di più, nel solco del senso civico, del rispetto, della democrazia, della libertà".