Gas, cosa cambia per le industrie

Piombino, Magona (550 dipendenti) rischia di fermarsi per i costi saliti da 12 a 125 milioni. Il ruolo del terminal

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Il costo della bolletta energetica in Magona è passato da circa 15 milioni di euro di un anno fa a una cifra che secondo le proiezioni attuali arriverebbe a 125 milioni di euro per il 2022. Lo stabilimento di Piombino, che attualmente ha 550 dipendenti, utilizza energia elettrica per muovere i macchinari delle linee di produzione (decapaggio, laminatoi, verniciatura) ma anche gas per le vasche di zincatura dove serve una enorme quantità di calore per ridurre i panetti di zinco allo stato fuso e trattare così la lamiera dei coils che esce fuori dal bagno perfettamente protetta dall’ossidazione.

L’aumento di circa dieci volte dei costi dell’energia e del gas è difficilmente sostenibile nel lungo periodo. Infatti l’azienda in questo momento, come tante altre in Italia, non sta marciando a pieno ritmo.

Ieri Jsw Steel nella sua lettera a Snam sulla richiesta di chiarimenti per le possibili interferenze sullle banchine in relazione al progetto dei rigassificatore, ha parlato di compensazioni anche in termini di fornitura di energia a prezzo scontato. Ed è chiaro a questo punto che per tutto il comparto produttivo di Piombino avere un rigassificatore in porto potrebbe significare poter contare su una fonte energetica a prezzo migliore. Un quadro tracciato anche da Carlo Calenda che nella sua visita a Piombino del 7 settembre ha parlato di ’rigassificatore necessario’ per la sicurezza energetica dell’Italia, ma anche per il settore siderurgico di Piombino che rischierebbe seriamente di congelare le proprie attività senza una fonte di energia a prezzo concorrenziale.