MAILA PAPI
Cronaca

"Il gas ha fatto ripartire il porto". Il dibattito sulla Golar Tundra

Cinci (Appello per il lavoro): il no di Eni al trasferimento fra tre anni non è un’eresia

Le navi rigassificatrici all'ormeggio nel porto di Piombino

Le navi rigassificatrici all'ormeggio nel porto di Piombino

Piombino (Livorno), 27 novembre 2023 – Mentre la nave gasiera Al Thakhira, è arrivata al porto di Piombino con un altro carico di Gnl per il rigassificatore Golar Tundra, hanno fatto rumore le notizie relative al parere contrario di Eni allo spostamento del rigassificatore da Piombino a Vado Ligure nell’audizione presso Arera, ovvero l’Autorità per l’Energia. Eni ha spiegato che il trasferimento della nave rigassificatrice in Liguria, aumenterebbe i costi infrastrutturali con ricadute sul costo di importazione del gas, o, in alternativa, il maggior onere per gli importatori, andrebbe annullato per via regolatoria, ovvero con la fiscalità (tradotto con la tassazione generale).

Una considerazione che Pablo Cinci coordinatore dell’associazione Appello per il lavoro e lo sviluppo definisce ragionevole. "Si costruiscono delle infrastrutture a Piombino (un investimento stimato in 78 milioni di euro), le mettiamo in servizio con buoni risultati e, dopo 3 anni, le abbandoniamo per costruirne di nuove in un altro luogo, con il vincolo di mantenerle, comunque, in perfetta efficienza, in quanto trattasi di infrastrutture strategiche per la sicurezza energetica nazionale. Si tratta, com’è intuitivo, di una follia dal punto di vista industriale, finanziario e del più comune buon senso" spiega Cinci.

E aggiunge: "Siamo praticamente ad un anno dal rilascio dell’autorizzazione, non mi pare di aver visto il verificarsi delle catastrofi annunciate dai professionisti del terrore: il santuario dei cetacei non è stato profanato, la stagione turistica è andata mediamente bene, non mi pare di notare segni di cedimento nell’attività di itticoltura, i traghetti hanno continuato a collegare Piombino con l’Elba, persino le navi da crociera non hanno segnato il passo rispetto al passato. Ma una differenza c’è stata, il porto ha ripreso a lavorare e con esso le imprese che vi operano. Non ci eravamo più abituati da quando, nel mese di aprile del 2014, si era fermata l’area a caldo, determinando il crollo dei traffici portuali per l’acciaieria, mediamente di un ordine di grandezza (da 400.000 – 450.000 a 30.000 tonn/mese). Ed un’altra cosa si è verificata, peraltro come da copione. L’unica compensazione (41 milioni di euro) che si è concretizzata la dobbiamo alle finanze della Regione Toscana (Fondo di Sviluppo e Coesione) per il completamento del finanziamento della bonifica della falda".