"Il nostro compito è accogliere con umanità"

Livorno, l’esperienza dei volontari della Croce Rossa durante lo sbarco dei migranti dalle navi Ong. Ecco le loro testimonianze

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Tra i volontari della Croce Rossa, attivi anche a Livorno (sono trecento) nei due giorni nei quali sono attraccate le navi Life Support e Sea-Eye 4 con i naufraghi ripescati in mare a sud di Lampedusa, abbiamo notato la presenza di volontari stranieri con il compito di fare da ponte tra gli stranieri adulti e minori.

Abbiamo incontrato questi volontari nella sede livornese della Croce Rossa in via La Marmora: Touria Ziani, 41 anni, di origine marocchina, musulmana praticante, spostata con una figlia di 7 anni e mezzo. "Ad aprile saranno due anni che faccio la volontaria per la Croce Rossa. – ci ha raccontato – Vivo in Italia da 10 anni. Ho visto l’annuncio del corso di Croce Rossa su Facebook: cercava nuovi volontari. L’ho fatto ed eccomi qui". La sua esperienza con i naufraghi arrivati a bordo della Sea Eye 4 è stata la prima del genere. "Ho fatto da interprete parlando in francese con i senegalesi e somali, in inglese con i nigeriani e in arabo con gli egiziani. Una delle donne recuperata dalla Sea-Eye mi ha raccontato che in Libia è stata costretta a fare di tutto per racimolare i soldi necessari al passaggio con gli scafisti. Tanti sono stati torturati nei centri per migranti in Libia". In famiglia "la mia attività di volontariato è incoraggiata da mio fratello. Mia figlia vuole seguire le mie orme". Con Touria c’è Levi Aniban, di origine filippina, in Italia da 32 anni. Ha 60 anni, cattolico, sposato con due figlie, anche loro con la moglie in Croce Rossa. "Sono entrato in Croce Rossa nel 2015 dopo il terremoto di Amatrice. Fui colpito da quella tragedia e dai tanti volontari che corsero in aiuto delle popolazioni colpite dal sisma. – ha ricordato – Ho fatto il corso e ho iniziato nelle unità di strada per il sostegno dei senza tetto. Sono anche referente del Restoring family link, opero cioé per ripristinare i contatti delle famiglie colpite da calamità e guerre. In questa veste e con la nostra psicologa del Comitato regionale, siamo riusciti a far inserire nello stesso centro di accoglienza per minori due ragazzi che si erano conciuti sulla barca dalla quali sono stati tratti in salvo, si era creato un legame molto forte tra di loro".

La terza volontaria interprete è Haifa Mabrouk, 40 anni, in Italia da 14 anni, originaria della Tunisia. "Sono entrata nel 2020 in Croce Rosa in piena emergenza covid, dopo il corso di base e per operatore sociale generico. Sono stata impegnata con i migranti arrivati sulla Life Support e Sea-Eye 4 perché parlo arabo e francese. Nel primo caso mi ha colpita una mamma con un bambino piccolo. Ha lasciato in Libia il marito e figlio più grande perché i soldi non bastavano per il passaggio in barca per tutti. Invece durante il secondo sbarco un ragazzo di 16 anni , rimasto due anni in Libia per trovare i soldi per imbarcarsi, mi ha detto che all’arrivo a Livorno per la prima volta si è sentito trattare in modo umano...Ho pianto...".

Monica Dolciotti